Da 6,6 contatti all’anno per paziente nel 2003 a 7,1 nel 2009, cioè circa 30 visite al giorno. Cresce il carico di lavoro dei medici di famiglia, soprattutto per quelli vivono nel Sud e nelle Isole. Senza considerare il peso degli adempimenti burocratici che occupano più della metà della vita professionale. Chi va dal medico di famiglia è soprattutto donna (ma a partire dai 75 anni prevalgono gli uomini) e ha più di 55 anni (anche se dagli 85 anni l’accesso diminuisce). Su 100 visite, 23 terminano con la richiesta di accertamento diagnostico-strumentale, 14 con una richiesta di visita specialistica e 72 con una prescrizione farmaceutica. È la fotografia scattata dal VI Rapporto Health Search della Società italiana di medicina generale (Simg) che ha monitorato i comportamenti di un campione statisticamente significativo di 650 professionisti. La patologia che impegna maggiormente il medico di famiglia è l’ipertensione arteriosa essenziale (15,5% delle visite), seguita dal diabete mellito (5,3%) e dai disordini del metabolismo lipidico (3,3%).
Pillole su pillole e poi i controlli quotidiani di glicemia e pressione, i ripetuti esami del sangue per vedere se i valori sono a posto e puntualmente qualcosa non e' nella norma e quindi giu' altre pillole e altri test: cosi' un malato cronico, una persona con rischio cardiovascolare o un diabetico, perde ore e ore della propria giornata cercando disperatamente di raggiungere gli obiettivi stabiliti dalle linee guida per rientrare nei parametri normali, un carico di lavoro enorme che il paziente, specie se anziano, non ce la fa a sopportare. E' a tinte fosche la scena descritta in un'intervista da Victor Montori della Mayo Clinic di Rochester: le terapie invece di far bene nuocciono alla salute; cure fatte male, affetti avversi dei farmaci e la qualita' di vita del paziente diminuisce, la sua aspettativa di vita, che dovrebbe migliorare con le cure, non si sposta di una virgola.
"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
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Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
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