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Convegno 1/ Un test genetico per le cure dopo l'asportazione del tumore al polmone

Medicina Generale Redazione DottNet | 31/07/2008 16:18

Un gruppo di ricercatori italiani ha messo a punto e utilizzato un test genetico che potrebbe aiutare a indirizzare con più accuratezza le cure farmacologiche dopo l'intervento chirurgico di asportazione del tumore al polmone.

Lo studio è stato presentato a Ginevra al congresso della società europea di oncologia medica da Guido Natoli, oncologo all'ospedale S. Andrea dell'Università La Sapienza di Roma. I tre geni inclusi nel test molecolare sono il gene LCK che è un indicatore di attività immunitaria anticancro, il DUSP-6 che regola un segnale molecolare per la diffusione del tumore e l'ERCC1 che è un marker di andamento della malattia. Il test, ha spiegato Natoli, si applica per tumori al polmone (non microcitomi) e va a ricercare la presenza contemporanea di tre firme genetiche che possono dare informazioni non solo per una maggiore probabilità di ricaduta della malattia ma anche ad una eventuale maggiore o minore sensibilità ad alcuni trattamenti farmacologici.

''In particolare - ha spiegato il ricercatore - dei tre geni individuati dal test (può essere effettuato tramite la tecnica della Pcr) due sono associati alla sensibilità di farmaci chemioterapici e possono orientare i medici ad utilizzare o meno alcune cure. Si tratta di studi preliminari - ha precisato Natoli che lavora al dipartimento di oncologia diretto dal professor Paolo Marchetti - che possono aiutare gli oncologi a classificare i tipi di tumore dopo l'intervento chirurgico a basso o alto rischio molecolare di diffusione oltre gli indicatori già noti''.
Con 1,3 milioni di nuovi casi l'anno, il cancro del polmone è universalmente riconosciuto tra le principali malattie letali, in Europa e nel resto del mondo. Nel corso dell'ultimo decennio si è in effetti visto un generale calo nel numero dei decessi dovuti a questo tipo di cancro nella popolazione maschile. Viceversa lo stesso dato ha subito un costante aumento tra le donne, fatto riconducibile principalmente a una maggiore diffusione del fumo. ''Recentemente - ha commentato Rafael Rosell, co-presidente del comitato scientifico - abbiamo assistito a importanti progressi che ci hanno permesso di migliorare i trattamenti preventivi, la qualità di vita, nonchè di sviluppare trattamenti maggiormente efficaci, soprattutto quando realizzati come combinazione di più strategie''.

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