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L'infecondità maschile può dipendere da carenze di vitamina D

Medicina Generale Redazione DottNet | 20/10/2008 18:39

Uno studio australiano sull' infecondità maschile rivela livelli allarmanti di carenza di vitamina D fra gli uomini con problemi di sterilità. La scoperta ha sorpreso i ricercatori del centro di trattamento dell'infecondità Fertility First di Sydney, il cui studio è stato presentato ad una conferenza sulla fecondità umana a Brisbane.

La ricerca, guidata dalla direttrice medica del centro, Anne Clark, ha esaminato l'incidenza della frammentazione del Dna dello sperma, un fattore significativo di infecondità maschile. Tale frammentazione è legata a lesioni delle cellule causate da infezioni, fumo e invecchiamento. La luce del sole è la fonte maggiore di vitamina D, che aiuta a regolare i livelli di calcio e di fosforo da cui dipende un'ossatura sana. I ricercatori hanno analizzato campioni di sangue di quasi 800 uomini con problemi di fecondità, con il risultato che quasi un terzo aveva livelli di vitamina D inferiori alla norma. ''In un numero significativo di questi uomini, sono stati anche rilevati livelli alti di omocisteina, un amminoacido nel sangue associato con tossicità delle cellule, e una deficienza di acido folico, che è essenziale per la salute delle nuove cellule'', spiega la dottoressa Clark.

La studiosa ha ammesso che i risultati erano inaspettati, anche se era già nota l'associazione fra la carenza di vitamina D e di acido folico, e l'infecondità femminile. Fra i possibili fattori legati a tali carenze, ha aggiunto, vi sono le preoccupazioni per il cancro alla pelle e le forme di lavoro e di stile di vita che riducono l'esposizione al sole. Circa 100 uomini nel campione hanno deciso di smettere di fumare, di minimizzare caffè ed alcol, perdere peso e sottoporsi a tre mesi di trattamento di vitamine e antiossidanti, ottenendo risultati sorprendenti in termini di fecondità. La maggioranza ha migliorato significativamente la qualità dello sperma, il 40% ha conseguito una gravidanza con fecondazione assistita, e l'11% una gravidanza naturale.

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