Gli autori di uno studio appena pubblicato su Arthritis & Rheumatism condotto su 6.000 pazienti ai quali era stata diagnosticata l’artrite reumatoide nel periodo tra il 1999 e il 2007 hanno riscontrato che in questi pazienti gli inibitori del fattore di necrosi tumorale (TNF) non sembrano ridurre il rischio di sindrome coronarica acuta (SCA)né i soggetti avevano minori probabilità di infarto miocardico acuto (IMA) o angina pectoris rispetto a quelli non trattati con questi farmaci. Tale riscontro partiva da dati noti in letteratura secondo i quali la terapia anti-TNF comporti un miglioramento della funzione endoteliale, una riduzione della rigidità aortica e riduzioni dello spessore dell’intima-media.
Gli autori hanno evidenziato che ci sono stati 173 primi episodi di SCA nei pazienti che non trattati con gli anti-TNF e 25 eventi in pazienti in terapia con i biologici.
Nello studio caso-controllo ‘nested’, comprendente 24 casi e 81 controlli, il tempo tra l'inizio della terapia con gli anti-TNF e un episodio di SCA è stato 22,7 mesi. Nel 65% dei casi e il 47% dei controlli si è osservata una buona o moderata risposta al trattamento a 3 mesi e nel 79% dei casi e il 64% dei controlli a 6 mesi.
I risultati dell’articolo citato risultano diversi da quelli ottenuti in uno studio sul registro sui farmaci biologici della British Society for Rheumatology, in cui è stata invece osservata una riduzione del rischio di IMA in soggetti che avevano risposto al trattamento anti-TNF.
Bibliografia: L. Ljung, et al. Treatment with tumor necrosis factor inhibitors and the risk of acute coronary syndromes in early rheumatoid arthritis. Arthritis Rheum 2012; 64: 42-52.
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