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In Italia 350mila con artrite reumatoide, manca l'accesso ai farmaci

Reumatologia Redazione DottNet | 19/09/2017 17:19

Malattia invalidante più che nel resto d'Europa. Galeazzi: Serve un fondo ad hoc per i farmaci biologici

In Italia ci sono 350mila pazienti con artrite reumatoide, una malattia fortemente invalidante, che nel giro di 5 anni intacca la capacità lavorativa, per cui c'è un grande problema di accesso alle terapie. Ne hanno discusso gli esperti durante il convegno 'Artrite Reumatoide: migliorare le aspettative, insieme è possibile oggi a Roma. In Italia, ha sottolineato la presidente di Anmar, l'associazione nazionale dei malati reumatici, Silvia Tonolo, il 24,1% dei pazienti vive in una condizione di disabilità, contro il 3,9% della Francia e l'8,7% dell'Irlanda.

"È fondamentale un percorso diagnostico terapeutico per il malato reumatico - afferma Tonolo - che abbia tre principi fondamentali: diagnosi precoce e tempestiva, presa in carico e cure adeguate e mirate con l'obiettivo di un miglioramento della qualità della vita. Nove pazienti su dieci affermano che l'artrite reumatoide è impattante negativamente sulla propria vita, cinque su dieci ritengono di sentirsi esclusi dalla società". Da 20 anni i farmaci biologici hanno rivoluzionato le cure, ha spiegato il presidente della società italiana di Reumatologia Mauro Galeazzi, e nel futuro arriveranno molecole ancora più efficaci.

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"Purtroppo l'Italia è ancora terzultima in Europa nella prescrizione dei farmaci biologici, seconda soltanto a Grecia e Portogallo. Il paziente italiano è discriminato rispetto a quelli europeo, e in Italia quelli del centro-sud stanno molto peggio rispetto a quelli del nord. Per raggiungere remissione, prevenzione della disabilità e quindi della cronicità nell'invalidità c'è bisogno di organizzazione, la rete assistenziale integrata e i piani diagnostico terapeutici (Pdta) rappresentano gli strumenti più idonei".

Serve un fondo ad hoc per i farmaci biologici che si usano per l'artrite reumatoide, in grado se dati precocemente di evitare le disabilità connesse alla malattia, afferma il presidente della società italiana di Reumatologia Mauro Galeazzi. "I farmaci biologici non solo migliorano la vita dei pazienti, riducendo i sintomi, danno anche loro una maggior aspettativa di vita, che diventa paragonabile a quella di chi non ha la malattia - spiega Galeazzi - . Perchè i vantaggi vengano peró serve una diagnosi precoce, bisogna utilizzare la 'finestra terapeutica' fra tre e sei mesi dall'insorgenza dei sintomi per un intervento precoce, siamo arrivati anche a una terapia personalizzata grazie ai molti farmaci che sono stati sviluppati".

In Italia, ha aggiunto l'esperto, ci sono ottocentomila persone a rischio di sviluppare disabilità dovute all'artrite, eppure l'accesso ai farmaci biologici è spesso precluso a causa degli alti costi. "Il risparmio creato da tutti questi farmaci è straordinario, eppure l'Italia è al terzultimo posto per l'utilizzo di queste terapie - spiega Galeazzi - Il futuro è roseo dal punto di vista delle terapie, arriveranno anche delle 'small molecules', farmaci di sintesi più economici e con meno effetti collaterali, ma da quello dell'assistenza è nero".

Una soluzione per garantire l'accesso potrebbe essere la creazione di un fondo ad hoc, come quello per i farmaci oncologici innovativi. "Ci sono ritardi diagnostici, un tardivo accesso ai biologici, una difficoltà di attivazione di qualsiasi intervento contro disabilità. In più in alcuni casi bisogna usare prima il farmaco che costa meno, e poi fare lo switch, e si perde tempo. Va cambiato il sistema, e un primo passo potrebbe essere proprio l'istituzione di un fondo ad hoc per i farmaci".

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