Valore quantitativo del rapporto aldosterone-renina per il rilevamento dell'aldosteroidismo primario.
Le ipertensioni arteriose secondarie, e in particolare quelle da causa endocrina, sono assai frequenti, ma purtroppo nettamente sotto diagnosticate nel nostro Paese. In larga misura ciò deriva dall'errata convinzione che esse siano eccezionalmente rare. Al contrario i dati epidemiologici dimostrano che nei centri di riferimento dell'ipertensione arteriosa queste forme, sono assai frequenti potendo coinvolgere sino al 25% dei pazienti. Tra le forme di ipertensione endocrina, quella di gran lunga più frequente è rappresentata dall'iperaldosteronismo primario, una condizione nota da oltre sessant'anni, ma generalmente considerata assai rara dal medico perché uno dei sintomi dei segni che classicamente veniva ritenuto indispensabile per diagnosticare la malattia- e cioè l’ipopotassiemia, in realtà è assente nella maggior parte dei pazienti. Le diete iposodiche, il maggior consumo di alimenti ricchi di potassio, e l’uso di farmaci risparmiatori di potassio son le principali ragioni di ciò.
Secondo le linee-guida correnti il work-up diagnostico dell'iperaldosteronismo primario prevede l'esecuzione di un test di screening seguito, nei casi positivi dall'esecuzione di un test di conferma, vale a dire il test al captopril, o il carico salino -orale, o più spesso, endovenoso- o il test di soppressione con fludrocorticone + carico salino. In realtà ciò complica inutilmente il work-up diagnostico rendendolo complesso, costoso e dispendioso in termini di tempo e risorse.
Lo studio allegato, recentemente pubblicato dal gruppo dell'Università di Padova guidato dal professor Gian Paolo Rossi ha dimostrato che nei pazienti che presentano un rapporto aldosterone renina elevato l’esecuzione dei test di conferma fornisce un guadagno diagnostico, cioè un supplemento di informazioni atte a migliorare la diagnosi, praticamente nullo.
Si tratta di risultati assai importanti e conclusivi, non solo perché ottenuti su due casistiche assai ampie, ma anche e soprattutto, perché essi indicano che il work-up diagnostico può essere marcatamente semplificato con un risparmio di risorse economiche, tempo e disagio per il paziente assai notevole. I risultati indicano che nei pazienti nei pazienti ipertesi la misurazione della renina diretta e dell’aldosterone nel plasma, dopo adeguata preparazione con un rapporto aldosterone renina elevato. Il valore di cutoff ottimale, utilizzando l’aldosterone plasmatico (in ng/dl) e la concentrazione di renina attiva (in mUI/L), è risultato 2.06; tuttavia, esso dipende ovviamente dal tipo di dosaggio utilizzato nel singolo centro. I pazienti con valori superiori, specie quelli con valori marcatamente superiori, dovrebbero essere avviati direttamente al centro di riferimento per il subtyping dell'iperaldosteronismo primario allo scopo d’identificare di casi che sono chirurgicamente guaribili.
Key words: accuratezza • aldosterone • aldosterone-producente adenoma • rapporto aldosterone-renina • metodi diagnostici • ipertensione • aldosterodismo primario • specificità
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