Nei pazienti con malattia renale cronica la vitamina D non riduce le dimensioni del ventricolo sinistro e non migliora la disfunzione diastolica. Come spiegato da un gruppo di scienziati in un articolo recentemente pubblicato su Journal of the American Medical Association, i pazienti affetti da patologia renale cronica presentano spesso un deficit di vitamina D e secondo alcuni studi questo potrebbe essere causa di rischio cardiovascolare.
Nello studio sono stati considerati 227 pazienti con malattia renale cronica e ipertrofia del ventricolo sinistro, a ricevere paracalcitolo, forma attiva della vitamina D, o placebo per un periodo di 48 settimane. Quasi tutti i pazienti erano affetti da ipertensione, anche se adeguatamente controllata. Dopo 48 settimane di terapia, il cambiamento della massa del ventricolo sinistro era simile tra i pazienti trattati con paracalcitolo e i controlli (0,34 g/m2,7 vs -0,07 g/m2,7, P=0,06). Inoltre, durante lo studio e non sono state osservate differenze tra i due gruppi nella velocità di rilasciamento tissutale precoce proto diastolico, nel volume ventricolare sinistro durante la diastole o la sistole, nella frazione di eiezione ventricolare e nel volume della placca aortica.
La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight
I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D
Lo rivela uno studio effettuato su 1771 studenti di 48 scuole elementari pubbliche di Madrid
La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno
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