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Morgellons disease o Sindrome di Ekbom?

Dermatologia Giovanna Serenelli | 12/03/2012 11:11

Sembra una malattia inventata, ma non lo è. Sicuramente, nel nostro paese, è una rarità su cui non c’è un quadro lapalissiano almeno dal punto di vista scientifico. L’atteggiamento di fronte a questa patologia è duplice. Da una parte la scienza tende a negarne l’esistenza, almeno come patologia autonoma, dall’altra coloro che ne soffrono la ritengono una malattia reale dotata di una propria autonoma individualità.

E’ un dato di fatto che nessuno sa bene di che cosa si tratti e oggettivamente la scienza se ne è  relativamente è poco interessata, almeno sino a pochi anni fa, ritenendola una sorta di patologia inventata da menti affette da disturbi curabili soprattutto dagli psichiatri.

Cominciamo con la sua storia. Il nome ‘Morgellons’ compare per la prima volta in un testo di sir Thomas Brown ‘Letter to a friend’[1].

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Brown presumibilmente nel 1630 si imbarcò per La Rochelle e si diresse poi a Montpellier, nella Linguadoca, che raggiunse nell’ottobre dello stesso anno per seguire i ben noti corsi di medicina che iniziavano per l’appunto in quel mese.

Molti anni dopo in ‘Letter to a Friend,’datata probabilmente 1674, Brown scrive ‘Hairs wich have most amused me have not been in the face, but in the Back, and not in Men but Children, as I long ago observed in the endemial Distemper of a little Children in Languedock, called the Morgellons, wherein  they critically breck out with harsch Hairs on their Backs, which takes off the unquiet symptoms of the Disease, and delivers them from Coughs and Convulsions’. Ecco qui la parola Morgellons. Brown offre anche una referenza: Picotus, De Rheumatismo. Probabilmente si tratta di Petrus Picotus, un medico di Bordeaux di cui forse Brown aveva il testo (stampato nel 1577) citato,  nella sua biblioteca. Negli unici due cataloghi sopravvissuti della biblioteca Brown il testo comunque non è riportato.

La patologia legata ai Morgellons era però già nota in tempi precedenti.

Nel 1574, Leonello Vettori (Nota 1) o Leonellus Faventinus de Victorius  [2]aveva già descritto un quadro simile imputabile a Dracontia. Montuus (Nota 2) ne aveva già parlato nel 1558 [3]. Oltre al Brown, nel XVII secolo, Schenckius ne scrisse nel 1665 e Guillemeau [4] nel 1635 aveva usato la parola ‘Masquelon’ termine con cui la popolazione della Linguadoca denominava il quadro clinico accennato dal Brown.

Da Masquelon a Morgellons il passo sembra essere breve. Molti si erano chiesti se quei peli fossero o no esseri viventi.

Le osservazioni fatte al microscopio (Fig. 1), fanno propendere Ettmuller (Nota 3) (1682)  per un parassita vivente.

Se per Ettmuller si trattava di ‘vermi’, per Leuvenhoeck non si trattava affatto di esseri viventi. I Cridones o Crinones, come vennero anche definiti i Morgellons, secondo quest’ultimo dovevano essere semplicemente peli o ammassi di peli; almeno così riferisce Le Clerc [5].

Di Morgellons parla nuovamente, nel 1776. Bassignot per descrivere una recrudescenza della patologia nell’alta Provenza [6].

Scrive Bassignot: Seyne, Sedena, a little town in Haute-Provence, in the diocese of Embrun, is the seat of a strange malady, which attacks nearly all the newly born. Writers mention it under the name of crinons, or comedones, and it is known in the district under that of ceès, which is a corrupt form of ceddès, a Provencal term meaning bristles. The malady becomes manifest during the first twelve hours or on the day following birth, sometimes during the first 15 days, or even a month after birth. The symptoms by which it is recognized are a very considerable degree of itchiness, which is augmented by the warmth of the bed, and which prevents children from sleeping; incessant restlessness; complete inability to suck, the tongue being unable to fold on itself and grasp the nipple; and finally the impaired sound of the child's cries, which either become hoarse, or else nearly die out. This last sign seems indeed to be the most significant, and the severity of the malady may be estimated from the degree of loss of voice, and from the weakness of the child's cries.

As soon as the presence of crinons is convincingly demonstrated by the signs we have just discussed, the cure is proceeded to. This consists in frictions which are done by the women of the district who are so used to recognizing and treating this condition that as a rule they call in neither physician nor surgeon. I am unable to determine accurately the extent of the country in which the malady has established itself; the enquiries that I have made suggest that few of the newly born are attacked by it at Digne, Sisteron, Gap and Embrun, but that the disease is more frequently encountered at Barcelonette [6]. Poi sulla malattia cade il silenzio.

I Morgellons ricompaiono nell’estate del 2001 quando Drew, il figlioletto di 2 anni di Mary Leitao, si ammala. Il bimbo indicando un’area di cute, sotto le labbra, che appare irritata e che causa prurito pronuncia la parola ‘bugs’, insetti. E’ un problema che  ha portato la donna a far visitare il bimbo da vari medici (pediatri, dermatologi, allergologi). Le diagnosi sono diverse e variano da una forma atipica di scabbia all’eczema. Una cosa è certa che tutti i farmaci prescritti in relazione alla diagnosi non sortiscono alcun beneficio. Quando Mary spalma creme o pomate su questa zona infiammata  dalla cute protrudono dei filamenti, delle fibre, che esaminerà poi quando sarà studentessa di Biologia prima (BS in biologia) e ricercatrice poi presso due ospedali di Boston. Colorate di blu, bianco, rosso o verde sono fibre fluorescenti se osservate all’ultravioletto. Fu sempre Mary Leitao a trovare riferimenti della patologia presentata dal figlio con patologie più antiche che erano note come Morgellons secondo la denominazione offerta dal Brown. Nel 2004 anche gli altri due figli contraggono la stessa affezione. Il 29 marzo 2004 Mary costituisce la Morgellons Research Foundation [7]. Nel 2007 già oltre 8000 persone lamentavano la Morgellons disease.

Nel gennaio del 2008, viste le innumerevoli sollecitazioni di chiarimenti riguardo alla malattia il Center Disease Control and Prevention (CDC) di Atalanta (Georgia, USA) inizia un’indagine sulla dermopatia di origine ignota identificata comunemente come Morgellons.

La sintomatologia presentata da coloro che soffrono di Morgellons disease si accentra sulle lesioni cutanee. I pazienti lamentano prurito, sensazione di qualcosa di vivente che si muove sotto la pelle e scava in essa, comparsa di eruzioni ed ulcerazioni da cui escono filamenti di vari colori. I sintomi ed i segni si aggravano con il tempo. Una sintomatologia che ricorda i Morgellons descritti dal Brown [1] che somigliavano peraltro a peli duri e pungenti e si associava a tosse e convulsioni. Il trattamento consisteva nell’eliminazione dei peli con massaggi e frizioni [6] e nella risoluzione della malattia. A giudicare dai disegni tratti dalle osservazioni microscopiche di Ettmuller sembra si trattasse di parassiti. Del resto Schenckius (Nota 4) li aveva definiti come un tipo di vermi intercutanei [8].

Nei casi odierni la patologia colpisce non solo i bambini, ma anche e soprattutto gli adulti, pur mantenendo in ambo i casi, come segno caratterizzante, la comparsa di filamenti che protrudono dalla cute, tenacemente aderenti, non dotati, in genere, di mobilità propria, anche se qualche paziente asserisce di averli visti muoversi. Il quadro clinico è assai ricco ed ha, secondo la nostra opinione strettamente personale, cause diverse rispetto all’antica Morgellons disease (ammettendo che in questo caso gli agenti eziologici fossero dei parassiti). I pazienti contemporanei oltre a lamentare il prurito e le lesioni cutanee già descritte,  presentano sensazione di estrema stanchezza, dolori muscolari, tumefazioni  e dolori articolari, perdita di capelli, disturbi visivi,  perdita della memoria a breve termine, difficoltà di concentrazione, cambiamenti nel comportamento [9]. I sintomi raccolti ascoltando le narrazioni dei pazienti affetti da tale patologia sono però assai più numerosi e riguardano anche la cute del capo e l’aspetto dei capelli; a carico della vista può essere presente ipersensibilità alla luce o cecità notturna, le ciglia cadono e vengono sostituite da altre scolorite, le palpebre possono presentare punti pigmentati, a carico dell’orecchio è possibile oltre al prurito, la presenza di tinniti e la nascita di peli che emergono dall’interno del canale auricolare, il naso è intasato da muco denso e tenacemente aderente, vi proliferano abbondanti peli, il senso dell’odorato varia da un’eccessiva sensibiltà agli odori  sino all’anosmia, alterato è anche il senso del gusto, i denti possono cadere; tra i sintomi è inclusa la difficoltà a valutare al tatto la temperatura di un oggetto o dell’acqua [10]. La sintomatologia è progressivamente ingravescente, con esiti anche totalmente invalidanti, e non sembra in genere migliorare nonostante siano tentati vari tipi di terapie. La patologia può concludersi con la morte di alcuni pazienti. Recente il caso di una donna di Monaco suicidatasi nell’agosto 2010 in maniera spettacolare, gettandosi da una mongolfiera, onde richiamare l’attenzione sulla sua patologia [11].

La mappa mondiale di diffusione della patologia (Fig. 2), inizialmente presente nei soli Stati Uniti d’America, viene associata in qualche modo alle varie chemtrails di cui parleremo più avanti.

Una cosa è certa: l’agente eziologico della malattia, ma meglio sarebbe definirla sindrome, è ignoto. Neppure è chiaro se la patologia sia o no infettiva, visto che esistono casi in cui tutti i membri di una famiglia ne sono affetti ed altri in cui una sola persona è colpita.

I dati offerti dalle ricerche scientifiche sono limitati.

In un lavoro pubblicato nel 2006 viene messa in evidenza la scarsità di informazioni sull’eziologia della patologia e la necessità di approfondirne lo studio. In alcuni pazienti fu possibile dimostrare positività per la Borrelia burgdorferi, il microorganismo responsabile della malattia di Lyme e, in effetti, in questi pazienti il quadro clinico migliorava notevolmente dopo opportuna terapia mirata. Nella malattia di Lyme però non compaiono fibre che protrudano dalla cute o siano in essa incluse. Non sembra neppure che la patologia sia da mettere in relazione a filariosi o ad un gruppo di malattie cutanee note come dermatosi perforanti, associate a malattie genetiche, in cui le fibre estruse sono di natura elastica o collagena, mentre nel caso della Morgellons disease sono di natura cellulosica. L’associazione con disturbi psichici è già nota, tuttavia sarebbe importante stabilire se la patologia cutanea sia sempre conseguenza di disturbi psichiatrici o non viceversa [12]. Da un primo studio di 28 casi clinici di Morgellons disease  risulta che in tutti i malati era stata presente un’esposizione da pochi giorni a poche settimane prima della comparsa della malattia ad ambienti antigienici ed a possibile contatto con animali. Di fatto il 50% dei malati viveva in regioni rurali e solo il 20% in zone di aperta campagna. Era presente febbre ricorrente in circa la metà dei casi. Dagli esami di laboratorio risulta una ridotta VES, una riduzione dei livelli di ANA nonostante la presenza di patologie autoimmunitarie in alcuni soggetti, la riduzione di linfociti Natural Killer (CD 56 + CD16) ed un incremento dei valori di vari parametri biochimici (TNFa, IFNg, Il-6, proteina C-reattiva, omocisteina, leptina). A parte ciò le ulcerazioni presenti nel 70% dei pazienti, dolenti e superficiali erano, a detta degli autori, ben distinguibili dalle lesioni determinate dal grattamento scatenato dal prurito. Interessanti i numerosi microangiomi che ponevano il sospetto di bartonellosi, ma gli esami sierologici non hanno mai rilevato la presenza di bartonelle [13].

Nel 2008 il CDC (Center for Disease Comtrol and Prevention) statunitense su sollecitazioni di pazienti che soffrivano di Morgellons Disease lanciò, in collaborazione con la Kaiser Permanente’s California Division e l’Istituto di Patologia delle Forze Armate, un’indagine limitata alla California del Nord [14].

A completamento dell’indagine, nello studio conclusivo pubblicato quest’anno il CDC ammette trattarsi di una dermopatia inspiegata evidenziando come si tratti in realtà una costellazione di sintomi. I casi esaminati sono stati 115 (i calcoli statistici sono stati effettuati solo su 104 casi)  e le conclusioni affermano che la patologia, totalmente invalidante, è rara nella parte nord della California, predilige il sesso femminile (F/M = 3,16/1) con un’età media di 55 anni, i soggetti sono adulti (solo 1 caso è riportato per un’età inferiore ai 18 anni) con prevalenza nella fascia di età compresa tra i 45 ed i 64 anni (62,5%).

Nei 36 pazienti che hanno completato la valutazione clinica lo studio della personalità ha mostrato ansia, depressione, disturbi psicosomatici, problemi con alcool e droghe, manie.

Il materiale bioptico è stato prelevato da 31 pazienti ed ha mostrato quadri compatibili con elastosi solare, lichen simplex cronicus o prurigo nodularis, punture di insetti o lesioni dovute ad allergia. Sicuramente la cute è infiammata e presenta lesioni compatibili con escoriazioni.

Le fibre (Fig.3, 4) sono state identificate come fibre di cotone o fibre di silicio.

Quelle prelevate da sedi in cui la  cute era intatta sono costituite di proteine e si ritiene siano fibre di cotone (spettroscopia SEM/EDXA). La presenza di poliamide, nitrato di cellulosa contente bismuto

e polietilene è stata considerata frutto di contaminazione.

La malattia non è infettiva. Non è infatti stato stato identificato alcun agente biologico che potesse essere responsabile delle lesioni.

Dagli esami del sangue o delle orine dei pazienti non risultano dati utili a chiarirne l’origine, salvo evidenziare un quadro compatibile con infiammazione e, quando presenti, con altre patologie note preesistenti. Le conclusioni non offrono una chiarificazione del problema e sostanzialmente si raccomanda il trattamento delle patologie concomitanti note, l’attenzione verso eventuali somatizzazioni ed infine l’eventuale ricorso al trattamento utile nei casi di parassitosi delusionali. Lo studio di per sé, per ammissione degli stessi autori, non consente comunque di stabilire definitivamente se la Morgellon disease sia un’entità nuova o possa essere una parassitosi delusionale [15].

Poiché alcuni pazienti riferiscono la comparsa di Morgellons disease anche nei loro cani e nei loro gatti [12], se ciò è vero, è  difficile pensare, almeno in questi casi, ad una patologia intesa come parassitosi delusionale, negli animali. Ma i veterinari sicuramente ne sanno molto più di noi su questo argomento.

Per parassitosi delusionale o Sindrome di Ekbomsi intende la falsa convinzione dei pazienti di essere infestati da parassiti o da altri oggetti non viventi. In genere pazienti affetti da questa patologia si rivolgono al medico presentandogli, in una piccola scatola i reperti della loro presunta infestazione; è quello che venne definito come il segno della’matchbox’ [16]. Si tratterebbe in sostanza di un disordine psicodermatologico di competenza non solo dermatologica (le lesioni cutanee sono reali), ma anche psichiatrica. Nei contenitori presentati dai malati, non obbligatoriamente scatolette di fiammiferi, sono contenuti non solo frammenti di cute e fibre o materiale di natura ignota, ma anche foto o filmati [17]. Naturalmente nelle parassitosi delusionali le fibre trovate nelle ulcerazioni cutanee sarebbero dovute a contaminazioni ambientali o addirittura potrebbero essere inserite dai pazienti stessi volontariamente.

Va comunque notato che i complessi cellulosa-proteine sono, seppure in piccole quantità, presenti nel tessuto connettivale dei mammiferi e queste quantità incrementano in alcune condizioni patologiche cutanee [18] anche ad esempio nella sclerodermia e che molti microorganismi sono in grado di produrre cellulosa (Aerobacter, Acetobacter, Achromobacter, Agrobacterium, Alacaligenes, Azotobacter, Pseudomonas, Rhizobium Sarcina). Analoga produzione avviene anche nei miceti (es. miceti filamentosi come il Microdochium nivale, responsabile del ‘marciume rosa invernale’ dei tappeti erbosi; un altro Microdochium, il dimerum  membro del phylum Ascomycota, è anche patogeno per l’uomo. Ascomycota sono pure i ben noti Aspergilli).

La ricerca di eventuali agenti patogeni indipendentemente dai risultati ottenuti dal CDC, in qualche modo prosegue.

Già in precedenza Vitaly Citovsky su richiesta del Dr. Stricker e della Morgellons Reasearch Foundation ebbe occasione di valutare, mediante PCR, la presenza di geni di Agrobacterium in campioni prelevati da un piccolo numero di pazienti affetti da Morgellons disease. I geni erano presenti nei pazienti colpiti dalla patologia, ma non nei controlli sani. Lo stesso Vitalsky si preoccupò di precisare che i dati ottenuti non autorizzavano a stabilire un rapporto causa effetto tra Agrobacterium e Morgellons [19]. Attualmente si sta valutando la possibilità di un’origine multifattoriale della malattia in cui viene indicata di preminente importanza la Borrelia burgdorferi in associazione con il Dichelobacter nodosus. L’ipotesi nasce dal confronto della Morgellons disease con una patologia veterinaria, la dermatite digitale bovina, descritta per la prima volta ufficialmente nel 1974, altamente infettiva e contagiosa (allevamenti sovraffollati, condizioni igieniche carenti), da noi nota come malattia di Mortellaro in cui gli animali mostrano positività sierologica per la Borrelia burgdorferi, una spirocheta di cui esistono molte specie, agente eziologico della malattia di Lyme. Anche nella dermatite digitale bovina sono evidenziabili al M.E. una sorta di  fibre di natura presumibilmente cheratinica [20].

Si cerca anche secondo altre ipotesi di correlare la  Morgellons  disease a micromiasi [21], dunque ad infestazione da ectoparassiti che sono si rare, ma esistono [22] e possono colpire differenti distretti corporei [23], intestino incluso.

Tra le tante terapie tentate quelle che più hanno avuto successo, quando ne hanno avuto, sono le stesse utilizzate nel trattamento della malattia di Lyme e farmaci come la pimozide o, più recentemente, antipsicotici come l’olanzapina [24] o il risperidone. Recente è anche l’ uso dell’ipnosi che sembrerebbe un promettente approccio terapeutico [25].

Non è inutile ricordare che la sintomatologia presentata è talmente ampia da richiedere particolare attenzione nella diagnostica differenziale onde poter individuare patologie note o anche concomitanti di cui si dispone di terapia. Se patologie note non sono evidenziabili, allo stato attuale dei fatti, si può pensare ad una parassitosi delusionale e indirizzare il paziente verso una terapia psichiatrica. Che non sia una categoria di pazienti facili è un dato di fatto e  può spesso succedere che i malati richiedano l’aiuto del medico dopo aver autodiagnosticato la malattia; ma se ci prendiamo il disturbo di leggerne i diari, pubblicati in rete, risulta ben chiaro che molti sono quelli che si presentano con la ‘matchbox’ in mano, molti sono quelli che hanno consultato numerosi altri medici, però è anche vero che l’atteggiamento nei loro confronti è spesso un atteggiamento in cui è manifesto il tentativo di un frettoloso congedo.

L’atteggiamento sbrigativo del curante che indirizza immediatamente il paziente dallo psichiatra solitamente sortisce l’effetto di allontanare il malato anche da eventuali possibilità terapeutiche. Parafrasando Accordino, anche nel caso si sia assolutamente convinti di trovarsi di fronte ad una parassitosi delusionale, le lesioni dermatologiche vanno sempre prese in seria considerazione.

Il quadro della Morgellons disease non è, per ammissione dello stesso Accordino, completamente sovrapponibile a quello di una parassitosi delusionale. L’assumere una posizione a metà strada tra le proprie convinzioni e quelle del paziente, ne evita la fuga e la possibilità di terapia adeguata [26]. Sono solitamente proprio i dermatologi ad essere per primi interpellati da questo tipo di pazienti. I casi di Morgellons disease, autodiagnosticati dopo l’apertura del sito della Morgellons Foundation Research sono aumentati vertiginosamente. In figura è riportato l’andamento nella sola California (Fig. 5), ma segnalazioni numerose si hanno da molti paesi del mondo e riguardano sostanzialmente tutti i continenti. Non è esclusa neppure l’Italia la quale vanta [27]  una prima diagnosi di Morgellons disease, ufficialmente diagnosticata, nel Lazio. La certificazione il cui trascritto è riportato il 31 marzo 2010  nel blog Morgellons disease di Tanker enemy [27] recita: Si certifica che la paziente è affetta da dermatite papulopruriginosacaratterizzata da aspetti teromorfici. Sulla base dei dati clinici e degli accertamenti eseguiti in vitro ed ex vivo (villocapilloscopia) è ipotizzabile una sindrome di Morgellons". Un articolo correlato ‘Intervista ad una paziente italiana affetta da Morgellons’ del 9 dicembre 2007 è facilmente reperibile nello stesso sito [28]

Per riassumere in poche righe quale sia l’attuale posizione scientifica ufficiale diciamo che

la dermopatia riscontrabile nella Morgellons disease è ancora inspiegata, non è stato possibile identificare agenti biologici infettanti correlabili alla malattia, che la dermopatia considerata nel contesto della Morgellons disease è uno degli elementi più appariscenti di quella che anziché malattia è meglio definire sindrome, che non ci sono test specifici per la diagnostica della patologia

e che infine in molti pazienti sono presenti comorbità psichiatriche o deficit cognitivi che possono avvalorare la diagnosi di parassitosi delusionale.

Ovviamente tutto chiaro non è (nello stesso studio del CDC si ammettono una serie di limitazioni che non inficiano comunque i risultati che si sono potuti ottenere), ciò giustifica una serie di ipotesi non istituzionali ad effetto dirompente sul pubblico che a questo genere di informazioni ha libero accesso (stampa, web).

Solo uno sparuto gruppo di medici continua a cercare cause oggettive, non psichiche della patologia. Ad ogni modo il 24-25 maggio 2012 si terrà la ‘5th Annual Morgellons Disease Medical Conference’, organizzata dalla Charles E. Holman Foundation in Austin, Texas.

Consideriamo le ipotesi non ufficiali.

Tralasciamo l’ipotesi degli UFO che ci sembra piuttosto inverosimile. Ne consideriamo tre pregnanti e di attualità: l’ipotesi OGM (organismi geneticamente modificati), l’ipotesi ‘chemtrail’, l’ipotesi nanotecnologie.

La prima tende a correlare la patologia con la diffusione degli OGM tenendo conto che un batterio, reperibile nel suolo, ad esempio l’Agrobacterium tumefaciens oggi Rhizobium radiobacter, un Gram negativo in grado di infettare le piante trasferendo grazie al plasmide Ti (Tumor Inducing), di cui è provvisto, nel loro genoma un frammento di DNA noto come T-DNA è comunemente usato nell’ingegneria genetica applicata alle dicotiledoni. I prodotti ottenuti da OGM sono già sulle nostre tavole o nei nostri abiti. L’attenzione per questo batterio nasce dalla sua capacità di determinare in vitro mutazioni anche in cellule di mammifero [29] come poi  possa essere correlato alla malattia non è chiaro.

Lo stesso batterio può essere utilizzato come biocida per la capacità di alcuni suoi ceppi di produrre agrocina [30] ed essere perciò diffuso liberamente nell’ambiente. Citiamo, a scopo esemplificativo, solo un paio di biocidi di questo genere già in commercio: il Galltrol-A della AgBioChem Inc, il Nogall della Becker Underwood Pty Ltd. Ce ne sono molti altri che utilizzano microorganismi diversi dal Rhizobium radiobacter. Nulla vieta naturalmente di usare batteri ingegnerizzati.

L’ipotesi chemtrail (scie chimiche) nasce dall’idea che una serie di scie di condensazione visibili nei cieli, singole, multiple, parallele, fra di loro incrociate siano determinate dal rilascio da parte di aeromobili di sostanze di natura chimica o biologica a scopi sperimentali o per atti di guerra (controllo climatico incluso) o ancora per il rilascio di sensori di dimensioni nanometriche che penetrerebbero nell’organismo umano  attraverso aria acqua e cibo [31]. Gli scopi del rilascio volontario di queste particolari’scie’ non è ovviamente noto e viene attribuito a disegni segreti dei governi, a lucrose attività di multinazionali (frequentemente citata la Monsanto) o a complotti non meglio identificati.

Fantascienza? Probabile. Però è anche vero che la diffidenza verso eventuali progetti o ricerche segrete è in qualche modo istintiva e la declassificazione di archivi riservati ha a volte suscitato spiacevoli sorprese. Documenti ormai declassificati sono leggibili nel sito dell’HSS (The Office of Health, Safety and Security) del DOE (U.S. Department of Energy): Basta  aprire questo link  https://www.hss.doe.gov/index.html.

Se consideriamo l’ipotesi nanotecnologica infine e quella magari della biologia sintetica allora lo scenario si può ulteriormente allargare e potremmo scrivere molte pagine su questo argomento.

Al riguardo aggiungiamo una precisazione sulla natura delle fibre (Fig. 6).

I risultati ufficiali dicono trattarsi di fibre di natura cellulosica, si sostiene da altre fonti che si tratti di fibre non naturali, ma prodotte dall’uomo che hanno un punto di fusione a 1400° F., insomma 115 °C (specie le fibre cosidette goldenheads, simili a follicoli di peli con il loro bulbo, colorate all’estremità). La temperatura di fusione di queste fibre costituisce, secondo questa  teoria, il punto di forza che ne dimostra l’origine non naturale. Siccome la cheratina ha un punto di fusione di 140-170 °C, se si tratta di capelli con bulbi piliferi, ed i capelli non bagnati fondono all’incirca a 205 °C, non riusciamo a vedere la stranezza della cosa. Quanto alla fluorescenza delle fibre all’UV sarebbe determinata da materiale proteico a provenienza inusuale quale la caseina alfa S1che si trova nel latte di mucca, o da altre sostanze provenienti da chromobacterium violaceum (Fig. 7), un anaerobio facoltativo normalmente presente nel suolo e nelle acque di zone tropicali e subtropicali patogeno (piogene in grado di causare setticemie) per i mammiferi uomo incluso, da theileria parva (Fig. 8), un protozoo il cui vettore principale è la zecca  Rhipicephalus appendiculatus, da azoarcus (evansii)  un batterio bastoncellare associato alle piante (Fig. 9),da leuconostoc mesenteroides (Fig. 10) naturalmente e comunemente reperibile sui vegetali o sulla frutta di cui inizia la fermentazione.

Chi vuole può controllare queste affermazioni sul sito di cui riportiamo il link: https://www.viewzone.com/morgellonsx.html. Nonostante l’asserzione che neppure Mark Boese (sino al 2010 direttore del Laboratorio Forense del Dipartimento di Polizia di Tulsa ove aveva iniziato a lavorare nel 1999) ed il collega Ron Pogue siano stati in grado di verificare la natura delle fibre pur avendo a disposizione i ricchi database dell’FBI, quando alcuni campioni furono consegnati ai laboratori di ricerca della polizia di Tulsa, non ci sembra però che questi ‘materiali’ siano di per sé particolarmente misteriosi. L’articolo reperibile al link riportato sopra suggerisce una responsabilità ben precisa del Governo (USA) e dei suoi programmi sperimentali nella comparsa della malattia, non necessariamente voluta, ma strenuamente negata per essere quanto meno un imprevisto di ricerche segrete. E’ anche vero per converso che, ad esempio, le caseine hanno notevole interesse biotecnologico per il miglioramento delle qualità del latte di mucca [32] o l’ azoarcus evansii è uno dei tanti batteri di interesse per microbiologia e biotecnologie legate al petrolio [33, 34]. E si potrebbe ancora continuare.

Quanto ai laboratori militari, ovviamente le ricerche sono segrete. I rapporti pubblicati annualmente, per esempio, dall’ARL (U.S. Army Research Laboratory) presentano campi di ricerca estremamente aggiornati e di notevole spessore che molto probabilmente ritroveremo, in qualche modo ed in parte, nella vita quotidiana in un assai prossimo futuro. Ricordiamo solo, al riguardo, che la prima applicazione pratica importante degli ultrasuoni fu quella del SONAR (SOund NAvigation and Ranging) usato dai sottomarini durante la navigazione e che l’uso degli ultrasuoni in medicina cominciò dopo la fine della II Guerra Mondiale. Oggi le tecniche ecografiche mediche sono note a chiunque e all’attuale diffusione hanno contribuito anche pregressi interessi militari.

 

 

Nota 1Leonello Vettori o Vittori nacque a Faenza nel 1450. Studiò medicina a Bologna ove divenne professore di Logica, Filsofia e Medicina. Fu associato a Berengario da Carpi. Nel 1489 ottenne la cittadinanza di Bologna ove  morì nel 1520

Nota 2Montuus Hieronymus (Jérome de Monteau) 1518-1559, medico francese originario di Asti fu il primo medico di Caterina de’ Medici e di Enrico II. Nostradamus dice di averlo conosciuto a Vienna.

Nota 3Michaelis Ettmuller nacque a Lipsia nel 1644; resse la cattedra di Botanica all’Università di Lipsia ove  fu anche nominato Professore straordinario di Chirurgia. Morì prematuramente nel 1683 nella stessa città pare in conseguenza di qualche esperimento di chimica.

Nota 4Johannes  Schenckius Medico tedesco di Friburgo, 1530-1598

 

 

[1] T. Brown Letter to a friend, 1690, data incerta, Pubblicata in The Hazelwood Reprints, n° 1, 1924, London

[2] Leonellus Faventinus de Victorius. Practica medicinalis et tractatus de aegritudinibus infantium cum Appendix ad eundem per Georgium Kufnerum Juniorem. Lugdun. apud Vencentium, 1574, p. 81, cap. XII

[3] Montuus, H. De infantum febribus, etc. Lugduni, Tornaesius & Gazius, 1558, p. 13

[4] Guillemeau, J. The Nursing of Children. London, Anne Griffin, 1635, p. 116 

[5] Le Clerc, D. A Natural and Medicinal History of Worms. London, Wilcox, 1721, p. 280

[6] M. Bassignot Hist. et Mem. Soc. Roy: de Med. (Memoires) pp. 173-176, 1779

[7] Chico Harlan  Mom fights for answers on what's wrong with her son  Sunday, Pittsbugh Post Gazette, July 23, 2006 In: https://www.post-gazette.com/pg/06204/707970-85.stm#ixzz1mBicxSKQ

[8] J. Schenckius  Obs.Med. Rar. Francfort, Beyer, 1665, p. 703.

[9] https://www.mayoclinic.com/health/morgellons-disease/SN00043.

[10] J. Smith Symptoms of Morgellons disease In: https://www.morgellonsexposed.com/SymptomsOfMorgellons.htm

[11] S. Mischi Verzweiflungstat wegen rätselhafter Krankheit: „Mein Tod soll nicht umsonst sein“Münchner Merkur Heimatzeitung,Tz e-paper14-8-2010.

[12] V.R. Savely, M.L. Leitao, B. Stricker The mistery of Morgellons disease. Infection or delusion? Am. J.Clin. Dermatol. 7 (1): 1-5, 2006

[13] W.T. Harvey, R.C. Bransfield, D.E. Mercer, A.J. Wright, R.M. Ricchi, M.M. Leytao  Morgellons disease, illuminating an undefined illness: a case series  J. Of Medical Case Report 2009, 3:8243 doi 10:4076/1752-1947-3-8243

[14] Key Documents Related to the CDC NEW December 2008 Letter to State Medical Associations  in: https://www.cdc.gov/unexplaineddermopathy/publications.html

[15] Pearson ML , Selby JV , Katz KA , Cantrell V , Braden CR ,. Parise ME,. Paddock CD, Lewin-Smith MR,. Kalasinsky VF, Goldstein FC,.  Hightower  AW,.  Papier A, Lewis  B, Motipara S. Eberhard  ML.Clinical, Epidemiologic, Histopathologic and Molecular Features of an Unexplained Dermopathy.PLoS ONE7(1): e29908. doi:10.1371/journal.pone.0029908 2012.

[16] The matchbox signThe Lancet, 322 (8344):.261.  1983

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L’articolo completo di figure sarà pubblicato a breve nel gruppo Miscellanea medica

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