Il modello italiano di cura e assistenza delle persone con diabete si dimostra un vero e proprio 'salvavita': la collaborazione tra centri di diabetologia e medici di famiglia, secondo le modalita' raccomandate dalle linee guida, allunga infatti la vita dei pazienti. Lo dimostra uno studio pubblicato sulla rivista PLoS One, condotto da un team di ricercatori composto da diabetologi, epidemiologi della regione Piemonte e del Dipartimento di salute pubblica dell'Universita' di Torino, guidato dal presidente dell'Associazione Medici Diabetologi (Amd) Carlo Giorda.
La ricerca e' durata quattro anni ed ha riguardato le persone con diabete residenti a Torino: 31.104 persone maggiori di 20 anni (pari al 3,5% della popolazione del capoluogo piemontese) sono state valutate per tutto il periodo dell'indagine. Lo studio ha quindi dimostrato che i torinesi con diabete che, oltre che in carico al proprio medico di famiglia, erano seguiti anche dal centro diabetologico, secondo i piu' corretti principi, mostravano un rischio relativo di mortalita' per tutte le cause e di mortalita' cardiovascolare ridotti di oltre il 40% rispetto a chi veniva seguito solo dal medico di famiglia, e un rischio di mortalita' da tumore ridotto di circa il 26%.
Si tratta di un nuovo farmaco per conservare la funzione beta internazionale: è la ricerca Fabulinus, e quello del pediatrico fiorentino è l'unico centro italiano attivo coinvolto
Soprattutto se rossa e lavorata, analisi su 2 milioni di persone
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In Italia, secondo le proiezioni Istat, se proseguisse il trend in crescita degli ultimi decenni, nel 2040 il dieci per cento della popolazione avrà il diabete
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