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Prossimi alla pensione gran parte dei medici non obiettori: interruzioni di gravidanza a rischio. Vola la pillola contraccettiva generica a base di drospirenone

Ginecologia Redazione DottNet | 23/05/2012 14:32

Nei prossimi anni si corre il rischio che le strutture pubbliche non siano piu' in grado di assicurare il servizio di interruzione di gravidanza perche' i medici non obiettori appartengono per la maggior parte a una generazione ormai vicina alla pensione. E' l'allarme lanciato da Mirella Parachini, vicepresidente della Fiapac (Federazione internazionale degli operatori di aborto e contraccezione), e da Carlo Bastianelli, docente di ginecologia all'Universita' La Sapienza di Roma. ''Fra tre-quattro anni - ha spiegato Parachini intervenendo al convegno organizzato da Aied e associazione Coscioni sull'obiezione di coscienza in Italia - ci sara' un crollo improvviso e non previsto dei medici non obiettori'' perche' ''si sta esaurendo una generazione che ha vissuto la legalizzazione dell'aborto un po' anche sul piano 'militante' ''.

 La maggior parte dei non obiettori, solo il 30% di tutti i ginecologi italiani - mentre sono obiettori, quindi non praticano l'aborto 3.985 medici secondo l'ultima relazione al Parlamento sulla legge 194 riferita al 2009 - ''ha tra 50 e 60 anni e possiede un bagaglio tecnico che non ha ricambio generazionale - aggiunge Bastianelli - perche' l'interruzione di gravidanza non viene piu' nemmeno insegnata all'Universita' ''. Ad esempio a Roma, osserva ''solo alla Sapienza c'e' il servizio di Ivg, che peraltro e' stato riaperto agli specializzandi dopo diversi anni di chiusura solo l'anno scorso''. Secondo Emma Bonino ''In Italia c'e' una malattia contagiosa, una epidemia rapida che si chiama obiezione di coscienza'', che ''si allarga per manifeste ed evidenti pressioni o per incentivi professionali, voluti o non voluti'', che ''ha contagiato gli anestesisti'' e che ''sta colpendo soprattutto il sud''. ''Dal punto di vista politico e di un legislatore - ha aggiunto - il mio compito e' di garantire l'applicazione delle leggi, quindi l'applicazione di un servizio pubblico, in questo caso, dell'interruzione volontaria di gravidanza''.

Ma ''in Italia siamo arrivati al punto che in alcune realta' periferiche ci sono aziende ospedaliere prive di reparti per l'interruzione di gravidanza''. E ''anche in Lombardia non andiamo forte: c'è un clima 'celestiale' che contagia intere citta', come Brescia. E' vero che esiste il diritto all'obiezione di coscienza ma vorrei far notare che esiste una giurisprudenza e giurisdizione internazionale che riguarda i diritti alla salute riproduttiva e quindi i diritti delle donne''. Bonino punta il dito contro ''una carenza o ambiguita' normativa della legge 194'' che ''non specifica chi garantisce il servizio''. Lo deve fare, si chiede, ''ad esempio Renata Polverini, o l'ente sanitario? Chi e' che deve garantire il servizio? Esiste una carenza normativa di responsabilita'? Cota o il policlinico di Torino?''. Peraltro, ''l'obiezione di coscienza militare prevedeva compensazione, ovvero il servizio civile. Dico che applicare le leggi e' anche un dato aggiuntivo che si potrebbe, non dico premiare, ma valorizzare''.

Concorsi con quote a medici obiettori

Concorsi con 'quote' riservate ai medici non obiettori di coscienza, albo dei medici obiettori in modo che i pazienti siano informati sull'atteggiamento del proprio ginecologo e una legge ad hoc che normi 'a monte' i principi dell'obiezione di coscienza. Sono alcune delle proposte avanzate dall'associazione Coscioni e dall'Aied (associazione italiana per l'educazione demografica), presentate a Roma al convegno 'Obiezione di coscienza in Italia', per far fronte al sempre maggior numero di medici obiettori che rendono piu' difficile l'accesso all'interruzione volontaria di gravidanza. La proposta di una legge 'quadro', illustrata da Bruno de Filippis, magistrato ed esperto di diritto di famiglia, prevede tra le altre cose che nell'ambito del servizio pubblico le strutture siano obbligate a organizzare il servizio in modo da ovviare alla presenza di obiettori, dando ai cittadini in caso contrario la possibilita' di denunciare chi non lo garantisca per 'omissione in atto d'ufficio' e 'interruzione di pubblico servizio'. ''L'obiezione di coscienza - ha spiegato De Filippis - e' un valore laico e costituzionale, non solo religioso. Per questo vanno stabilite regole che non la banalizzino e allo stesso tempo obbligano a che il servizio sia garantito''. Tra le proposte inviate alle Regioni anche quella di consentire alle strutture ospedaliere che forniscono il servizio di IVG ''di avvalersi di medici gettonati per sopperire alle carenze di medici non obiettori laddove non si riesca a garantire un equilibrato bilanciamento fra i medici strutturati obiettori e non obiettori''.

Mozioni di Pd e Idv

Battaglia di mozioni alla Camera sull'obiezione di coscienza di medici e sanitari nell'interruzione volontaria di gravidanza. In seguito a una raccomandazione del Consiglio d'Europa, Udc, Idv e Pd hanno presentato tre diverse mozioni, per le quali e' iniziata oggi la discussione generale mentre il voto e' previsto in settimana. La prima dei centristi, firmata anche dal Pd Beppe Fioroni, chiede al governo ''dia piena attuazione - come spiega Paola Binetti - al diritto all'obiezione di coscienza in campo medico e paramedico, garantendone la completa fruizione senza alcuna discriminazione o penalizzazione''. Le mozioni di Pd e Idv, invece, pur riconoscendo il diritto da parte di medici e paramedici all'obiezione di coscienza, chiedono che sia garantito allo stesso tempo anche il diritto delle donne a interrompere la gravidanza, messo a rischio da percentuali di obiettori che in alcune Regioni superano l'80%. Per questo l'Idv chiede al governo che si impegni ''a evitare - come illustra Antonio Palagiano - che ci siano presidi con piu' del 50% di medici obiettori'', mentre il Pd chiede che ''si tuteli la salute della donna a partire da una azione di prevenzione - spiega Livia Turco - prevista dalla legge 194. Una legge che brilla per lungimiranza visti i risultati raggiunti''. E per farlo uno dei passaggi fondamentali e' quello di ''potenziare molto i consultori familiari''.

Boom della pillola contraccettiva generica

Se il farmaco generico stenta ancora a decollare in Italia, nonostante la crisi, c'e' un ambito invece sta conoscendo un vero boom: la contraccezione.Nell'ultimo anno infatti c'e' stato un incremento del 20% nei consumi della pillola generica. E' uno dei dati emersi dalla ricerca presentata oggi a Milano da Onda (Osservatorio nazionale salute donna).Se si fa invece il confronto su base mensile, tra marzo 2012 e 2011, l'aumento sale al 29%. Numeri destinati a crescere con l'arrivo questo mese di pillole equivalenti di ultima generazione a base di drospirenone, disponibili anche in multiconfezione trimestrale. A marzo 2012 le donne che usano la pillola genetica sono state il 12%. Come evidenzia l'indagine condotta su 600 donne tra i 18 e 40 anni, la pillola resta ancora la prima scelta come contraccettivo e per controllare irregolarita' e dolori mestruali. Tuttavia per 1 su 5 l'acquisto della pillola e' un problema economico, tanto che il 94% e' favorevole al passaggio ad un contraccettivo generico. La pillola generica e' accolta con favore soprattutto dalle piu' giovani (46%), mentre lascia piu' restie le donne adulte (38%), che la sceglierebbero solo se consigliata dal medico o dal ginecologo. Ma sono queste ultime (82%) che apprezzerebbero di piu' una confezione da 3 o 6 mesi (rispetto alle giovani, 31%). Il 42% delle donne ha un rapporto di grande fedelta' con la propria pillola a basso dosaggio (77%), che spesso e' lei stessa a richiedere al medico (51%), ed in genere sono tutte soddisfatte del proprio anticoncezionale. Solo una su tre ne teme gli effetti collaterali a lungo termine tanto da pensare alla sospensione, a fronte di 1 donna su 10 preoccupata piu' per l'inefficacia in caso di scorretta assunzione. ''L'indagine mostra - spiega Francesca Merzagora, presidente di Onda - una donna preparata e informata sulla contraccezione, fin dalla piu' giovane eta'''. Le donne parlano liberamente di contraccezione anche con le amiche (62%) per opinioni e consigli o con il partner (50%) e chiedono di avere piu' materiale divulgativo (43%) o notizie sul web (41%) e su riviste femminili.

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