Il trattamento della schizofrenia con il solo utilizzo di benzodiazepine prolungato nel tempo, provoca un aumento del rischio di decesso che è invece limitato se si prevede terapia con un antidepressivo o con diversi antipsicotici. I risultati sono stati ottenuti analizzando i dati sulla mortalità e quelli sulla prescrizione di farmaci in 2.588 pazienti adulti ricoverati per la prima volta con una diagnosi di schizofrenia durante un periodo di 8 anni (tra il 2000 e il 2007).
I risultati ottenuti hanno mostrato che è preferibile una politerapia: l'utilizzo corrente di due o più antipsicotici non è risultato associato a un aumento della mortalità rispetto alla monoterapia con questi agenti, il non utilizzo di antipsicotico pare invece associarsi a un raddoppio del rischio di mortalità, mentre l’assunzione di due o più antipsicotici si associa a una riduzione del rischio del 61% rispetto al non utilizzo di alcun antipsicotico. Risultati positivi si sono osservati in seguito all’utilizzo di antidepressivi, mentre lo studio apparso su Archives of General Psychiatry sconsiglia e disincentiva l’utilizzo cronico di benzodiazepine, farmaci ai quali si è attribuito una quadruplicazione del rischio di suicidi.
Scoperti nuovi fattori di rischio: il colesterolo "cattivo" nella mezza età e la perdita della vista non trattata in età avanzata
Perdita di autonomia, stigma sociale e peso economico i principali timori
Il lavoro, che accoglie le prime evidenze dello studio Nemesis è stato pubblicato su Nature Communications e illustra la generazione e i meccanismi neuronali delle alterazioni, suggerendo nuove vie di riabilitazione
All’A.O.U. Luigi Vanvitelli una nuova tecnologia cambierà la vita di migliaia di pazienti
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