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Gli antiacidi bloccano le cure in chi è affetto da ipotiroidismo

Endocrinologia Redazione DottNet | 05/12/2012 14:27

L'ipotiroidismo e' la malattia della tiroide piu' frequente: in Italia arriva a colpire 5 milioni di persone. Purtroppo la meta' dei pazienti non sa che, insieme ai farmaci per curare la tiroide, assume anche medicinali che 'bloccano' l'azione curativa. In pratica, l'efficacia della terapia viene ridotta senza volerlo, e si compromette il giusto controllo della malattia. A dirlo sono alcuni esperti, che hanno presentato i loro dati all'ultimo congresso della Societa' italiana di medicina generale (SIMG).

Il problema nasce perche' all'ipotiroidismo, spesso, si associano dei disturbi gastrointestinali, per i quali i medici prescrivono farmaci antiacidi. Ma secondo i dati della SIMG, relativi a 11 mila pazienti, la meta' delle persone in cura con il farmaco per la tiroide 'levotiroxina' ''prende anche inibitori di pompa protonica, da soli o in associazione ad altri antiacidi, o altri farmaci che interagiscono proprio con l'assorbimento della levotiroxina''. In pratica, i pazienti assumono un farmaco per curare la tiroide, e un altro che ne riduce l'efficacia. Ma l'azione della levotiroxina puo' essere compromessa anche ''da errate modalita' d'assunzione del farmaco o dal consumo di bevande - spiega Salvatore Benvenga, ordinario di endocrinologia all'Universita' di Messina - o da farmaci e integratori alimentari che riducono il suo assorbimento intestinale.

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  Un'attenzione particolare deve essere posta, ad esempio, all'assunzione di fibre alimentari. La levotiroxina, che deve essere presa la mattina a digiuno, in molte persone non viene assorbita correttamente se cio' avviene insieme al caffe' o al succo di pompelmo, alimenti tipici della prima colazione''. Il problema non va dunque sottovalutato: anche perche', conclude Medea, ''tra i nostri assistiti le persone con ipotiroidismo rappresentano gia' oggi una quota importante, 1 su 20, e questa patologia e' una tra le piu' abituali cause di contatto con il medico di famiglia''.

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