Sale parto chiuse per sciopero. E' quanto potrebbe accadere in Italia, e sarebbe la prima volta, il prossimo 12 febbraio: ginecologi e ostetriche degli ospedali pubblici e privati, per un totale di 15mila professionisti, hanno infatti annunciato, in una conferenza stampa, il loro primo sciopero nazionale che portera' allo stop per 24 ore di tutti i parti cesarei programmati, le visite e gli esami. A rischio 'rinvio' sarebbero cosi' circa 1.100 nascite. Una protesta clamorosa (che ha raccolto l'adesione delle maggiori sigle delle categorie) per richiamare l'attenzione su due questioni: i tagli che ''stanno mettendo in ginocchio la sanita''' e l'esplosione dei contenziosi medico-legali che rendono ormai impossibile per i medici lavorare ''in serenita'''.
Da qui tre richieste prioritarie alle forze politiche in vista delle elezioni: ''la certezza del finanziamento per la sanita', l'impegno ad applicare immediatamente la riforma dei punti nascita approvata ormai due anni fa; la garanzia di misure cogenti sulla responsabilita' professionale in Sanita'''. Se non ci saranno risposte, le sigle mediche si dichiarano pronte a proclamare anche un altro sciopero: quello del voto alle prossime elezioni, riconsegnando ai Comuni i certificati elettorali. ''Il livello dei contenziosi e' oggi tale - sottolinea il presidente della Federazione sindacale medici dirigenti Fesmed, Carmine Gigli - che il medico non agisce piu' con serenita': e' diventato diffidente ed applica ormai la medicina 'difensiva''', con un eccesso di esami che costa al Sevizio sanitario ''circa 12-15 mld l'anno''. A fronte pro' di migliaia di denunce l'anno contro i ginecologi e gli altri operatori, precisa, ''il 98% dei procedimenti e' archiviato senza alcuna condanna''. E si arriva cosi' al paradosso: ''I ginecologi hanno oggi paura di entrare in sala parto - denuncia il presidente della Societa' italiana di ginecologia Sigo, Nicola Surico - anche a causa della mancata tutela assicurativa, poiche' gli ospedali non garantiscono piu' tale copertura. Ma per un ginecologo pagare di tasca propria polizze assicurative di oltre 6mila euro l'anno e' insostenibile''.
Boom dei contenziosi. Sono in grande aumento le denunce contro medici e sanitari, ma il 99,5% dei processi si conclude con l'assoluzione dei professionisti. Una situazione che riguarda in special modo i ginecologi, i piu' 'colpiti' dopo i chirurghi. La conseguenza e' la crescita della cosiddetta 'medicina difensiva', con un eccesso di esami e cure che costa al Servizio sanitario nazionale dai 12 ai 15 mld l'anno. Tutto cio', denunciano i ginecologi che oggi hanno annunciato il loro primo sciopero nazionale per il 12 febbraio, ''rende l'evento nascita nel nostro Paese sempre piu' difficile''.
- I CONTENZIOSI LEGALI: Su 357 procedimenti penali conclusi contro sanitari, secondo i dati piu' recenti, solo 2 si sono risolti con una condanna. Nel corso del convegno Merqurio Toghe in corsia (clicca qui per le video interviste) si è discusso proprio di questo. Mentre sono stati archiviati il 98,8% dei casi di lesione colposa e il 99,1% di omicidio colposo giunti a conclusione. Di contro le denunce contro i medici e i sanitari si sono triplicate negli ultimi 15 anni arrivando a 33.682 denunce nel 2010. Ogni anno in Italia sono circa 250 i procedimenti penali contro i medici, di cui il 56% per omicidio colposo e il 39% per lesioni: la categoria piu' colpita e' quella dei chirurghi (59%) seguita dai ginecologi (24%). Cio' ha anche causato, denunciano i ginecologi, uno ''tsunami economico, con i costi delle polizze assicurative alle stelle sia per le Asl sia per i singoli professionisti''. Costi proibitivi che hanno portato il 10% delle Asl alla disdetta delle polizze nel 2011. L'Italia e', inoltre, tra i pochi paesi a non avere una legge che definisca l'atto medico, con il risultato che il chirurgo viene perseguito per lesioni allo stesso modo di chi investe una persona.
- COME SI NASCE IN ITALIA: Nel 2011 si sono registrati 546.607 nuovi nati. Le mamme preferiscono l'ospedale pubblico, dove avviene l'87,7% delle nascite, contro il 12,1% delle mamme che sceglie le case di cura e lo 0,2% che si rivolge altrove. Il 66,7% dei parti si svolge in strutture dove avvengono almeno 1.000 parti annui: in totale 204 strutture che rappresentano il 37,2% dei punti nascita. Il 7,92% dei parti ha luogo invece in strutture che accolgono meno di 500 parti annui. Si conferma l'eccesso di parti cesarei: in media, il 38% dei parti avviene con cesareo, con notevoli differenze regionali. Si ricorre al cesareo nel 28,6% dei parti di madri straniere, mentre la percentuale sale al 40,1% nei parti di madri italiane.
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