L’alimentazione notturna determina in genere insorgenza di disturbi del sonno classificati come “night eating syndrome (NES)” o “sleep-related eating disorder (SRED)”. Si tratta di condizioni caratterizzate da interruzione del digiuno durante la notte con conseguenti disturbi del sonno. Una revisione critica della letteratura relativa a queste due condizioni (NES e SRED), le pone a poli opposti dello spettro dei disordini alimentari.
NES potrebbe essere considerata una anormalità del ritmo circadiano del sonno relazionabile al momento del pasto notturno, ma con un tempo circadiano normale del sonno iniziale. Al contrario, il comportamento alimentare in SRED è caratterizzato da ricorrenti episodi di alimentazione dopo un risveglio dal sonno notturno con o senza amnesia. Entrambe le condizioni sono spesso croniche. Definizioni multiple dell’alimentazione notturna hanno limitato la possibilità di determinare l’esatta prevalenza di NES. Alcuni studi hanno suggerito che la modulazione della serotonina del sistema nervoso centrale può rappresentare un trattamento efficace di NES.
La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight
I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D
Lo rivela uno studio effettuato su 1771 studenti di 48 scuole elementari pubbliche di Madrid
La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno
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