E’ stato ipotizzato che i polimorfismi del gene del recettore della vitamina D (VDR) influenzino il rischio di sviluppare melanoma. Tuttavia, i risultati di vari studi e ricerche sono stati spesso contrastanti e nessuna meta analisi è stata effettuata sull’insieme dei dati pubblicati.
Presso il Dipartimento di Oncologia e Scienze Chirurgiche dell’Università di Padova, sono stati visionati ed analizzati 6 studi (casi, 2152; controlli, 2410) relativi all’associazione tra 5 polimorfismi VDR (TaqI, FokI, BsmI, EcoRV, e Cdx2) ed il rischio di melanoma.
I dati disponibili hanno suggerito una significativa associazione tra polimorfismo BsmI VDR e rischio di melanoma (pooled odds ratio [OR], 1.30; 95% confidence interval [CI], 1.11-1.53; P= .002; heterogeneity Cochran Q test, P> .1), Al contrario, il polimorfismo FokI non sembra essere associato a tale rischio (OR, 1.09; 95% CI, 0.99-1.21; P= .07; heterogeneity Cochran Q test, P> .1). Per i polimorfismi TaqI e EcoRV, la significativa eterogeneità degli studi non fornisce risultati finali comuni a riguardo. Solo uno studio ha investigato la variante Cdx2 ed i risultati sono stati negativi. L’evidenza corrente è in favore di un associazione tra un polimorfismo del gene VDR (BsmI) ed il rischio di sviluppare melanoma, ed i risultati degli studi incentivano ad ulteriori ricerche in tal senso ed indirettamente sostengono l'ipotesi che l'esposizione al sole può avere un effetto antimelanoma mediante l'attivazione della vitamina D.
Negli adolescenti la dermatite atopica è associata a un notevole carico psicologico: maggiore vulnerabilità, rabbia, ansia e insicurezza
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Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Jama Dermatology e condotto presso l'Università di San Francisco su due ampi campioni di individui
L’assunzione del principio attivo Baricitinib, il primo approvato nel 2022 per i pazienti adulti con alopecia areata grave si è dimostrata ancora più efficace sui pazienti curati nella vita reale rispetto a quelli trattati negli studi registrativi
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