La ricerca condotta dal San Raffaele di Milano, che ha ricostruito nel midollo osseo una parte della funzione del pancreas rappresenta 'una speranza reale per i malati di diabete'. Lo afferma Stefano Del Prato, presidente della Societa' Italiana di Diabetologia.
''La strada scelta dai ricercatori milanesi e' altamente promettente, perche' i test sono stati condotti sull'uomo - spiega Del Prato - i pazienti trattati erano 'particolari', perche' avevano dovuto subire l'asportazione del pancreas, ma questo studio mostra una strada nuova che si puo' seguire, e credo proprio che al San raffaele ci stiano gia' pensando''. La via per una applicazione piu' ampia, non ristretta soltanto ai pazienti che hanno dovuto subire l'asportazione del pancreas, e' ancora lunga, sottolinea Del Prato: ''I pazienti trattati hanno potuto fare un trapianto con le proprie cellule pancreatiche - spiega - per intervenire in chi non le ha piu' bisogna utilizzare invece quelle di donatori. In questo caso pero' c'e' il problema del rigetto, e bisognera' valutare se l'innesto nel midollo osseo e' piu' o meno pericoloso da questo punto di vista''. Per il momento e' il trapianto delle isole pancreatiche l'opzione piu' efficace per i pazienti diabetici, nonostante le ricerche in tutto il mondo stiano verificando diverse altre possibilita' per sostituire il pancreas: ''Servono pero' piu' donazioni, con organi validi da cui sia possibile eestrarre un numero sufficiente di cellule - spiega Del Prato - tra le altre alternative a cui stanno lavorando i ricercatori di tutto il mondo direi che le staminali sono molto indietro, forse e' piu' vicino un pancreas sintetico in grado di svolgere almeno alcune funzioni. Se poi si trovera' un modo per proteggere di piu' le isole una volta trapiantate il metodo dei ricercatori milanesi potrebbe avere una grande applicazione''.
Ottimi risultati arrivano dalla nuova insulina degludec,che ha ricevuto l’approvazione dell’agenzia europea del farmaco EMA il 21 gennaio 2013. Il farmaco permette una significativa riduzione dell’incidenza di ipoglicemia, sia nei pazienti con diabete di tipo 1 che di tipo 2. La conferma arriva dai risultati di una metanalisi sugli studi clinici di fase 3 appartenenti al programma BEGIN® di sviluppo clinico, presentati al XIX congresso nazionale dell’Associazione Medici Diabetologi AMD, che si è svolto settimana scorsa a Roma. “Il verificarsi di episodi di ipoglicemia ha un impatto negativo su molti aspetti della vita quotidiana, quali l’attività lavorativa, la vita sociale, la guida, la pratica sportiva, le attività del tempo libero, il sonno. Diversi studi hanno documentato che le persone che hanno avuto esperienza di ipoglicemie, specie se gravi, tendono a diminuire l’adesione alla terapia e agli stili di vita raccomandati, riportando una peggiore qualità di vita e maggiori preoccupazioni legate alla malattia”, ha detto Antonio Nicolucci, epidemiologo del Consorzio Mario Negri Sud, S. Maria Imbaro (CH). “Le ipoglicemie rappresentano inoltre una importante causa di costi diretti ed indiretti.
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Fonte: Amd, qs
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