Eccesso di calorie, intolleranza al glutine e birra: sono questi alcuni dei nuovi fattori ritenuti responsabili della comparsa della psoriasi, o del suo peggioramento.
E se da una parte chi ne soffre si isola ritenendola una malattia grave, i medici la sottovalutano e i malati si affidano a terapie alternative costose, spesso senza giovamento. E' quanto emerge dal quarto congresso mondiale sulla psoriasi dello Psoriasis international network, in corso al Palazzo dei congressi di Parigi da oggi al 6 luglio. ''La psoriasi è una delle più importanti malattie croniche dermatologiche e colpisce circa 3-4 persone su 100, almeno 200 milioni di persone a livello mondiale e circa 2 milioni in Italia'' spiega Luigi Naldi, Presidente del congresso di Parigi, responsabile dell'ambulatorio psoriasi all'Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII di Bergamo e direttore Centro Studi del Gruppo Italiano Studi Epidemiologici in Dermatologia, Gised. ''La psoriasi provoca un aumento di sostanze infiammatorie, come chemerina e resistina, le stesse prodotte dal grasso viscerale in eccesso. In Italia il 56% di chi soffre di psoriasi è in sovrappeso e il rischio di sviluppare la malattia o di peggiorarla, in chi ha un indice di massa corporea superiore a 25 è doppio. Basta calare del 5% il proprio peso per notare dei miglioramenti dello stato della malattia''.
Fonte: Psoriasis international network
Negli adolescenti la dermatite atopica è associata a un notevole carico psicologico: maggiore vulnerabilità, rabbia, ansia e insicurezza
La campagna promossa da Johnson & Johnson in partnership con APIAFCO – Associazione Psoriasici Italiani Amici della Fondazione Corazza ha l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione sulla psoriasi e offrire screening gratuiti
Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Jama Dermatology e condotto presso l'Università di San Francisco su due ampi campioni di individui
L’assunzione del principio attivo Baricitinib, il primo approvato nel 2022 per i pazienti adulti con alopecia areata grave si è dimostrata ancora più efficace sui pazienti curati nella vita reale rispetto a quelli trattati negli studi registrativi
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