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Ginecologi, troppi contenziosi costringono alla medicina difensiva

Ginecologia Redazione DottNet | 07/10/2013 15:24

In Italia si fanno figli sempre più tardi. L’età media delle donne al primo parto è di 32,6 anni (31,8 nel 2004). La mortalità neonatale è 2,5 per mille quella infantile 3,4 per mille, mentre nell’Unione Europa si attesta al 4,3. Diminuisce del 4,9% il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza, ma nel 2011 abbiamo comunque avuto oltre 9.000 baby mamme con meno di 19 anni (erano 10.000 nel 2010).

Si riduce lievemente il ricorso al parto cesareo che passa dal 38% all’attuale 37,5%. Però ancora 38mila bambini su 540mila nascono in strutture che eseguono meno di 500 parti l’anno. E in più i ginecologi sono assillati dal contenzioso medico-legale che aumenta il ricorso alla medicina difensiva. Con la conseguenza di troppi esami prescritti spesso superflui che incrementano di 12 miliardi le spese a carico dell’interno servizio sanitario nazionale. E che porta invece a 33.700 denunce contro i camici bianchi che, nel 98,8% dei casi, finiscono in una bolla di sapone. Da ultimo, il ginecologo è una specie in via d’estinzione e nei prossimi 10 anni si rischi di avere le corsie sguarnite. “Di fronte a questo quadro di luci e ombre, lanciamo un appello alle Istituzioni perché sia tutelata la ginecologia italiana, un’eccellenza del nostro sistema sanitario. Dopo tanti tagli si torni a investire nella formazione di giovani medici, si dia seguito alla riorganizzazione dei punti nascita del 2010 e si giunga finalmente a una riforma del contenzioso medico-legale. L’Italia è il solo Paese dove gli errori clinici sono perseguibili penalmente”. Con queste richieste si è aperto a Napoli il congresso nazionale dei ginecologi italiani SIGO-AGOI-AGUI intitolato “L’Universo Femminile: un Infinito da Esplorare” che riunisce fino al 9 oltre 2.000 specialisti. “La riforma dei punti nascita del 2010 - sottolinea il presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostericia (SIGO), prof. Nicola Surico (clicca qui per leggere il suo intervento) - è rimasta in gran parte sulla carta e ancora troppi bimbi nascono in reparti materno-infantili non adeguati. La SIGO aveva applaudito a quella giusta e utile riorganizzazione. Dopo tre anni però solo una minima parte di queste strutture sanitarie è stata effettivamente chiusa. Manca (ed è mancata) la volontà politica di andare contro piccoli interessi locali. Per questo lo scorso 12 febbraio, per la prima volta nella storia, i ginecologi hanno scioperato”. “Il 10% delle denunce contro i camici bianchi è a carico di noi ginecologi – afferma il prof. Vito Trojano, presidente dell’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI) -. Nella stragrande maggioranza delle volte i casi di presunta malasanità si risolvono con un’archiviazione e il 62,7% delle strutture sanitarie sono prive di assicurazione per colpa grave. Una possibile soluzione è stabilire un tetto massimo dei risarcimenti come già avviene per esempio negli Stati Uniti. L’Italia è l’unico Paese al mondo (insieme, solo per certi versi, a Polonia e Messico) in cui gli errori clinici sono perseguibili penalmente.

Un’anomalia che rende sempre più difficile svolgere in tranquillità il nostro lavoro”.  E il futuro non si presenta roseo. “Secondo le nostre previsioni nel prossimo decennio mancheranno all’appello oltre 500 specialisti - avverte il prof. Massimo Moscarini Presidente dell’Associazione Ginecologi Universitari Italiani (AGUI) -.  É necessario che il Ministero dell’Istruzione preveda già dal prossimo anno accademico un aumento del numero di specializzandi in ginecologia ed ostetricia che, nell’aprile 2013, è stato solo di 211 nuovi studenti”. 

Interruzione di gravidanza: Secondo gli ultimi dati forniti dall’Istat nel 2011 in Italia sono nati 9.000 bambini da madri con meno di 19 anni. Nel 2010 erano circa 10.000. Nel 2012 sono state effettuate 105.968 interruzioni volontarie di gravidanza (IVG). Il decremento è stato del 4.9% rispetto al dato definitivo del 2011 (111˙415 casi). La diminuzione ammonta al 54,9% se confrontata al 1982, anno in cui si è registrato il più alto ricorso all'aborto volontario (234˙801 casi). L’IVG con trattamento farmacologico (RU 486) è stata effettuata nel 2010 in 3.836 casi (3.3% del totale delle IVG per il 2010) e 7.432 casi  nel 2011 (7% del totale). L’uso è avvenuto nel 2010 in tutte le regioni tranne Abruzzo e Calabria e nel 2011  non è stato utilizzato solo nelle Marche. Il tasso di abortività (numero delle IVG per 1000 donne in età feconda tra 15-49 anni) nel 2012 è risultato pari a 7.8‰, con una riduzione dell'1.8% rispetto al 2011 (8‰) e del 54.7% rispetto al 1982 (17.2 ‰). Il valore italiano è tra i più bassi di quelli osservati nei paesi industrializzati. Nel 2011 in Inghilterra e Galles il tasso di abortività è stato il 20‰, in Svezia il 19.8‰, in Spagna il 13.7‰, in Francia ‰ nel 2009 era il 15.2‰ mentre negli USA del 19.8‰.  Rimane elevato il ricorso all'IVG da parte delle donne straniere, a carico delle quali si registra un terzo di tutti gli aborti volontari. Si tratta di un un contributo che è andato crescendo negli anni e che si sta stabilizzando. Anche tra questa categoria di donne, comunque, si inizia a osservare una tendenza alla diminuzione al ricorso all'IVG. Per tutte le classi di età le straniere hanno tassi di abortività più elevati delle italiane di 3-4 volte. La classe più coinvolta nel fenomeno è quella dei 20-24 anni nella quale le straniere arrivano a quasi il 45 per 1.000 ovvero il 4.6 volte in più rispetto alle italiane (mentre sul totale 15-49 tale differenza è uguale a 3.7).  

Contraccezione: Prima la Germania (73%), poi i Paesi Bassi (69%) e la Francia (67%), con l’Italia che si colloca al terz’ultimo posto nella classifica europea per l’accesso alla contraccezione moderna. In tema di salute e diritti sessuali e riproduttivi siamo, quindi, ancora lontani dai migliori, ma recuperiamo posizioni (quinto posto) nella graduatoria dedicata all’educazione sessuale tra i giovani. “Non male – sottolinea il prof. Emilio Arisi, Presidente della SMIC (Società Medicina Italiana della Contraccezione) (clicca qui per leggere il suo intervento) – per un Paese che è tra i pochi a non avere l’educazione sessuale come materia obbligatoria nelle scuole. Questo grazie all’impegno di noi ginecologi e di insegnanti e volontari che danno il loro contributo con iniziative nelle scuole, ma soprattutto grazie al progetto ‘Scegli Tu’ promosso dalla SIGO, che dal 2005 fornisce sostegno e supporto ai giovani”. La consapevolezza sulla disponibilità dei metodi contraccettivi moderni rimane, però, ancora molto bassa. “La pillola viene scelta nell’86% dei casi per la sicurezza – aggiunge la prof.ssa Valeria Dubini, Vice Presidente AOGOI (Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani) –, ma siamo lontani dai Paesi virtuosi nei dati di utilizzo: in Italia solo il 16,2% delle donne la usa regolarmente, contro il 41,5% della Francia”. Sono alcuni dei risultati dell’indagine “Barometer of women’s access to modern contraceptive choice in 10 EU Countries”, presentata a Giugno al Parlamento Europeo e  al congresso nazionale SIGO – AOGOI – AGUI in corso a Napoli. “Quello relativo all’educazione sessuale è un dato molto positivo per il nostro Paese – spiega il prof. Nicola Surico, Presidente SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia)(clicca qui per leggere il suo intervento) –, perché gratifica gli sforzi profusi in questi anni dalle Associazioni dei ginecologi italiani. Con ‘Scegli Tu’ (www.sceglitu.it) siamo al fianco delle nostre giovani con l’obiettivo di promuovere una miglior cultura sulla sessualità”. Uno strumento per  rendere la donna più informata. “Vogliamo far sapere che la contraccezione ormonale è amica della salute riproduttiva – sottolinea la prof.ssa Dubini –, ma troppo spesso non si valorizzano i benefici della pillola per esempio su regolarità del ciclo, mestruazioni dolorose e/o abbondanti, sindrome premestruale. I suoi punti di forza sono l’elevata sicurezza, l’alta tollerabilità, il ridottissimo impatto metabolico e la sua totale reversibilità. Tutte caratteristiche che la rendono l’alleata della salute di una donna, un metodo contraccettivo valido a tutte le età e particolarmente indicato per le giovani”. Per migliorare l’accesso alla contraccezione moderna nel nostro Paese i ginecologi dal loro congresso nazionale lanciano un programma in cinque punti. “Sono 5 priorità che vogliamo mettere in pratica con il sostegno e il coinvolgimento delle Istituzioni – dichiarano Surico e Arisi –: perfezionare la formazione degli specialisti, già a partire dalle Università; introdurre l’educazione sessuale come materia obbligatoria nelle scuole; migliorare la situazione qualitativa e quantitativa dei nostri consultori; condividere un’Agenda della Salute per accompagnare le donne nelle diverse età della vita riproduttiva; migliorare l’assistenza post-partum e proseguire sulla strada intrapresa con il calo delle interruzioni volontarie di gravidanza”.

Il programma Sigo: Cinque punti per rendere la donna sempre più consapevole e libera di organizzare la propria vita sessuale e il proprio sviluppo personale, sociale e professionale. In quest’ottica, la persona più qualificata per consigliare una giovane, sciogliere tutti i suoi dubbi ed indicarle quale è il metodo contraccettivo più adatto alle proprie esigenze è proprio il ginecologo. “Purtroppo solo il 20% delle ragazze viene da noi per chiedere queste informazioni – evidenzia Arisi (clicca qui per leggere il suo intervento) –. Una volta entrata nella fase della pubertà una teenager dovrebbe sottoporsi almeno una volta l’anno ad una visita ginecologica. Anche perché, come tutti sanno, nel nostro Paese l’educazione sessuale non è una materia scolastica obbligatoria. Una anomalia che come ginecologi denunciamo da tempo e che contraddistingue in negativo l’Italia dal resto d’Europa. È perciò fondamentale educare le adolescenti a considerare il ginecologo, uomo o donna, come l’alleato più sicuro per vivere in serenità, anche la stagione dell’amore: perché le aiuta a conoscersi e a fare una scelta contraccettiva responsabile e su misura”. Tematiche di estrema attualità, se consideriamo che nel Vecchio Continente il 44% delle gravidanze sono indesiderate e che di queste il 64%  finisce in aborto. Tra le diverse opzioni che lo specialista può consigliare, dovrebbero trovare maggior spazio i contraccettivi intrauterini ormonali (IUS). “La contraccezione intrauterina è usata da più di 160 milioni di donne nel mondo – sottolinea la Dubini –. Rappresenta la via di somministrazione più diffusa al mondo. Ma se in Europa è utilizzata dal 15% delle donne, nel nostro Paese la percentuale di impiego è soltanto del 3-5% tra le donne in età fertile. In particolare, i contraccettivi intrauterini più innovativi, con rilascio locale di una bassa dose di progestinico, garantiscono un’efficacia reale del 99,9% e sono una soluzione molto pratica, che gli anglosassoni definiscono “fit and forget”. Niente calcoli né sforzi mnemonici. Inoltre presentano il vantaggio di non interferire con la propria sessualità”. Aspetti di grande importanza, se si considera che da un’indagine SIGO della scorsa primavera è emerso che ben il 42% delle under 25 italiane non utilizza nessun metodo contraccettivo durante la prima esperienza sessuale. “Su questi temi solo 3 ragazze su 10 ricevono informazioni corrette da parte di ginecologi, medici e insegnanti – conclude Surico (clicca qui per leggere il suo intervento) –. Il rimanente 70% le apprende da fonti non qualificate come gli amici, giovani parenti o siti internet. A questo bisogna aggiungere che i consultori familiari sono il 30% in meno di quelli previsti dalla legge e solo 1 su 4 ha un organico completo di tutte le figure professionali. Per colmare queste gravi lacune noi ginecologi della SIGO da anni portiamo avanti il progetto educazionale Scegli TU. Abbiamo organizzato importanti convegni, gestito un numero verde informativo, prodotti numerosi opuscoli e un KIT d’educazione sessuale per gli studenti e realizzato campagne d’informazione per l’estate. Abbiamo deciso di rivolgerci a quelle che sono le categorie più esposte ai rischi di comportamenti sessuali errati e irresponsabili ovvero i giovani e gli stranieri. Grazie a Scegli TU abbiamo ottenuto grandi risultati, raggiunto un numero importante di giovani e ridotto il “differenziale” con gli altri paesi europei”. 

Mortalità infantile e cesareo: Nel 2010 il nostro Paese ha registrato un tasso di mortalità infantile del 3,4 per 1000 nati. Si tratta di un dato al di sotto della media dell’Unione Europea (4,3 ‰). Nel 1999 il tasso era del 4,9 ‰ e nel 2005 del 3,7 ‰. Sempre nel 2010 si sono registrati nel nostro Paese 544.873 parti di cui 38.692 (7,1%) in reparto materno-infantili che ne svolgono meno di 500 l’anno. L’88,2% dei parti è avvenuto negli istituti pubblici, il 11,8% nelle case di cura private e solo 0,1% altrove. Il 67,9% delle gravidanze ha termine in strutture dove avvengono almeno 1.000 parti annui. Questi reparti sono in totale 208 e rappresentano il 39,2% dei punti nascita totali. Grandi sono le differenze riscontrate a livello regionale. In Piemonte, Valle d’Aosta, Veneto ed Emilia Romagna, circa il 90% dei parti si svolge in punti nascita di grandi dimensioni (oltre 1000 annui). Queste strutture rappresentano in ciascuna regione oltre il 70% dei punti nascita. Nelle Regioni del Sud (ad eccezione della Puglia) oltre il 40% delle gravidanze termina in punti nascita con meno di 1000 parti annui. In particolare in Calabria tale percentuale raggiunge il 67% e il 54% dei parti ha luogo in punti nascita con meno di 800 parti annui. Si conferma un ricorso definito dal ministero “eccessivo” al parto cesareo. In media, il 37,5% delle gestazioni termina con un intervento chirurgico (era il 38% nel 2009). Si registra un’elevata propensione al bisturi nelle case di cura accreditate (58,3%) rispetto agli ospedali pubblici (34,6%). Il ricorso al bisturi è più frequente nelle italiane (39,5%) rispetto a quelle straniere (28,8%).

Fonte: sigo

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