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Psichiatria fatta in casa in attesa di una legge

Psichiatria Redazione DottNet | 19/11/2008 18:57

Clementina ha due figli. Vittorio parla continuamente, Paolo si lava sempre le mani. Lo psichiatra non viene mai e loro non vogliono andare mai da lui. Elisabetta ha un amico che ha accolto in casa, dopo una doppia diagnosi di dipendenza da alcool e malattia mentale.

 Anni di ''dentro e fuori'' con ospedali e comunità, con alterne fortune terapeutiche, ed ora è di nuovo lei ad occuparsi di quest'uomo, ormai chiuso nei rituali acquisiti in questo cammino straziante. I prigionieri della vita di Luca, 30 anni, sono tre: lui, malato da 14 anni, si cura solo se accudito dai genitori e la loro abitazione è tutta un lucchetto, dal frigorifero ai soldi alle medicine. Luisa combatte ogni giorno per evitare che la figlia torni barbona, nelle strade di Trastevere. Dove ha concepito la sua bellissima bambina, subito allontanata dalla madre. Storie di dolore e rabbia quotidiani, che l'Associazione per la riforma dell'assistenza psichiatrica ha intenzione di raccogliere in un volume, indirizzato al Parlamento.

''Con questi casi di psichiatria fatta in casa - annuncia la Presidente, Maria Luisa Zardini - vogliamo sottolineare il superamento, largamente riconosciuto, della legge 180, rimasta sostanzialmente inattuata sul recupero sociale del paziente e sulla promozione di un modello assistenziale allargato sul territorio''. Sul tavolo vi sono tre proposte di legge e l'Arap ha contribuito a scrivere quella avanzata dall'On. Guzzanti, cui hanno già aderito 30 parlamentari.

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''Chiediamo che il paziente possa essere seguito a domicilio, che si possa scegliere lo psichiatra come si fa con il medico di famiglia - afferma Cardini - che il trattamento sanitario obbligatorio sia prolungato in base alla gravità del caso, che la famiglia di un maggiorenne che non si vuole curare possa conoscere la diagnosi''. Il vicepresidente della Commissione Sanità della Camera, Carlo Ciccioli parla della possibilità di una legge in primavera, ma avverte: ''la psichiatria muove interessi deboli, si tratta del 2/3 per mille della popolazione ed è inoltre difficile arrivare ad un testo condiviso''. L'onorevole, psichiatra come numerosi colleghi presenti in commissione, si dice d'accordo con le richieste dell'Arap e rilancia: ''dovremo rendere obbligatorio l'intervento e contenerne l'elusione, dire no all'ospedale umanizzato in favore di una struttura dinamica, utilizzare delle borse di lavoro per il recupero sociale e rilanciare il contributo di tante no profit, in alcuni casi più efficaci del pubblico, ma soprattutto - conclude Ciccioli - attivare un fondo vincolato unico per la psichiatria, come per le tossicodipendenze''.

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