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Prostata, scoperta italiana per combattere i tumori più gravi

Urologia Redazione DottNet | 24/11/2008 17:59

Scienziati italiani hanno scoperto il meccanismo che rende più aggressivo il cancro della prostata, trasformandolo in un nemico difficile da battere con le armi disponibili. Sarà possibile così sconfiggere anche i tumori più cattivi. La ricerca, pubblicata su 'Nature Medicine', è il frutto di un lavoro coordinato dall'Istituto superiore di Sanità, in collaborazione con l'equipe di Urologia dell'ospedale San Giovanni Bosco di Torino e con l'Istituto oncologico del Mediterraneo di Catania, con i fondi dell'accordo Italia-Usa e dell'Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc). La scoperta rappresenta un passo avanti importante per sconfiggere la malattia, che registra circa 44 mila nuovi casi l'anno in Italia ed è destinata ad aumentare di pari passo con l'allungamento della vita media. "Capire perchè un tumore diventa più aggressivo ci porta molto vicini a guarire gli stadi avanzati del cancro alla prostata", sottolinea Enrico Garaci, presidente dell'Iss. "L'analisi del tessuto neoplastico di 40 pazienti - spiega - ha dimostrato che l'aggressività del carcinoma prostatico è causata dalla perdita di un frammento di Dna del cromosoma 13 che contiene due piccoli geni, chiamati microRna-15a e microRna-16, in grado di bloccare la progressione maligna del tumore".

"Abbiamo scoperto - spiega Ruggero De Maria, direttore del Dipartimento di ematologia, oncologia e medicina molecolare dell'Iss, che ha guidato la ricerca - che se i microRna-15a e microRna-16 vengono reintrodotti nelle cellule tumorali che li hanno perduti, queste cellule smettono di crescere e vengono distrutte". Non solo. "La possibilita' di curare i tumori aggressivi della prostata somministrando questi microRna - afferma - è stata confermata dalla terapia sperimentale effettuata in animali da laboratorio.

Con il bagaglio di conoscenze che ci offrono i risultati di questo studio, il cancro alla prostata potra' essere sconfitto". L'obiettivo, dunque, è dare scacco matto al tumore che ancora rappresenta la seconda causa di morte per cancro negli uomini, dopo il carcinoma del polmone. Negli ultimi quindici anni il test del Psa (l'antigene prostatico specifico) ha aumentato considerevolmente le diagnosi precoci e le possibilita' di guarigione con l'ormonoterapia e la chirurgia.

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Ma se il tumore viene scoperto in fase avanzata, queste terapie perdono di efficacia e il 20% dei pazienti non sopravvive. Nuove speranze arrivano da questa ricerca tutta italiana, che "ha implicazioni cliniche notevoli - sostiene Garaci -. Oltre a permetterci in tempi brevi di capire come curare i tumori più avanzati, ora siamo in grado di identificare subito quelli piu' aggressivi e selezionare terapie più mirate. Si tratta di un altro successo del Programma Italia-Usa - commenta - che premia anche la direzione della ricerca inaugurata dallo studio dei micro-Rna in cui l'Iss ha investito e sta investendo molte delle sue risorse dedicate alla lotta contro il cancro".

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