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ABIO, 30-40% bimbi ricoverati in reparti per adulti

Pediatria Redazione DottNet | 26/11/2008 10:35

Circa 1.254.000 bambini e adolescenti italiani finiscono in ospedale ogni anno. Ma ancora oggi il 30-40% dei piccoli malati è ricoverato in reparti per adulti. Con problemi e difficoltà che ricadono sul paziente e sui suoi familiari. "Accade a due-tre piccoli malati su dieci sotto i 3 anni e al 40% di quelli con più di 3 anni", rileva Carla Navone, della Sip (Società italiana di pediatria), durante un intervento al primo convegno nazionale Abio (Associazione per il bambino in ospedale), a Roma. "Un problema che si potrebbe risolvere senza troppi costi – assicura Regina Sironi, segretario generale della Fondazione Abio Italia - ripensando all'organizzazione delle strutture sanitarie, che devono in primo luogo migliorare la capacità di accoglienza dei piccoli pazienti".
Proprio pensando ai diritti dei baby-malati l'Abio - che da 30 anni con i suoi 4.500 volontari assiste i bambini negli ospedali di tutta la Penisola - ha stilato una Carta dei diritti dei bambini e degli adolescenti in ospedale (www.abio.org). "Un documento che vogliamo diffondere in tutte le pediatrie italiane, per sensibilizzare le istituzioni e i medici sulla necessità di non limitarsi a curare le malattie, ma piuttosto di prendersi cura dei bambini malati, senza dimenticare il ruolo fondamentale delle famiglie", sottolinea Vittorio Carnelli, presidente di Fondazione Abio Italia. La Carta, in dieci punti, ha due parola chiave: qualità e umanizzazione. "Prendersi cura significa accogliere il piccolo malato tenendo conto dei suoi bisogni affettivi, emotivi e culturali. Fare attenzione anche alla qualità dell'ambiente, quindi al bisogno del bambino di essere accolto e curato nel rispetto delle sue esigenze: il gioco, il sorriso, i colori", evidenza la Sironi. Esigenze sentite oggi anche da chi governa la sanità italiana. "Puntiamo a una maggior umanizzazione delle strutture e delle cure per gli adulti, ma soprattutto per i bambini - sottolinea il sottosegretario al Welfare, Ferruccio Fazio, intervenuto all'incontro - perché in loro c'è tanta vita in più, e questo è il bene più prezioso che abbiamo. Anche in ospedale i bimbi hanno diritto a serenità, gioco, affetti".
 

Un processo di umanizzazione che, secondo Fazio, passa per tre punti chiave: informazioni chiare e puntali, architetture moderne e accoglienti e un'organizzazione che consideri il paziente al centro dell'atto medico. Ma soprattutto valutazioni continue della qualità delle prestazioni. "Occorre - evidenzia il sottosegretario - ripensare a un'informazione puntuale, che prenda per mano i piccoli pazienti e le loro famiglie fin dall'ingresso nel luogo di cura". Ma anche a un percorso per il dopo: quando il piccolo paziente esce dall'ospedale, non deve essere abbandonato.

"Dobbiamo pensare, inoltre, alle nuove tecnologie", chiave per diagnosi e cure "ma che a volte possono spaventare anche gli adulti: sappiamo che l'1,5% dei pazienti è preso dal panico quando deve entrare in una risonanza magnetica. Pensiamo a quanto questo tubo chiuso e rumoroso possa terrorizzare un piccolo malato. Ecco, bisogna avere il tempo e il modo di trasformare questo esame in una sorta di gioco", suggerisce Fazio. "Abbiamo delle buone pediatrie in Italia - continua - ma le diseguaglianze fra le regioni sono ancora troppe.

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Dobbiamo annullarle, valutando la qualità dei servizi. E passare gradatamente dall'assistenzialismo a una nuova organizzazione della sanità, con elementi misurabili". Per evitare i ricoveri impropri o gli accessi immotivati al pronto soccorso dei piccoli pazienti nei fine settimana, "quando il pediatra non si trova", Fazio pensa a strutture 'h-12' o 'h-24' sul territorio, che rispondano alle esigenze dei genitori e dei bimbi malati. Un impegno che, per Abio, passa attraverso il rispetto dei diritti evidenziati nella Carta. "Una novità che tutti, medici, infermieri, volontari e famiglie devono capire e utilizzare - sottolinea il giornalista Beppe Servegnini, testimonial della campagna di comunicazione promossa dall'associazione - Un documento studiato per aiutare una società civile che davvero vuol essere degna di questo nome". Insomma, per funzionare davvero la Carta deve essere conosciuta e adottata in tutti gli ospedali della Penisola.

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