Il ginecologo paga il danno patrimoniale, anche futuro ed esistenziale, per la nascita del bambino malformato se non avverte la madre del rischio che corre.
E il dolo preclude anche la possibilità di avvalersi della garanzia assicurativa.
La Corte di cassazione, con la sentenza 11364, afferma l’esclusiva responsabilità del medico nel determinare l’evento lesivo escludendo la condanna sia della clinica sia dell’assicurazione.
I giudici prendono così le distanze dalla Corte d’appello che, pur avendo dato atto dell’invalidità quasi totale subìta dal minore dal momento della nascita, aveva negato il danno futuro, circoscrivendo il risarcimento al periodo che andava dalla nascita alla data della sentenza. I giudici di merito avevano accordato alla madre un contributo di 5 mila euro l’anno, per l’assistenza prestata e la presumibile limitazione dell’attività lavorativa, mentre avevano stabilito che il marito, anche se era convivente e partecipe, non poteva pretendere nulla. Un giudizio bocciato dalla Cassazione «l’errore giuridico compiuto dalla Corte d’Appello attiene alla iniquità dei criteri liquidatori di un danno patrimoniale certo e permanente, posto che la solidarietà familiare come è proseguita fino al tempo del decidere, proseguirà sino a quando i genitori sopravvivranno». Per la Cassazione non può considerarsi giuridicamente corretta la somma riduttiva liquidata come retribuzione di un danno patrimoniale emergente e da lucro cessante, in una condizione «dove l’assistenza al menomato non può che essere continua con sacrifici economici rilevanti, che fanno carico non solo alla madre ma anche al padre convivente e presente».
La prova del danno economico si desume in via presuntiva secondo un criterio di equità solidale e sociale e non può ridursi a un «modesto obolo temporaneo» (sentenza 9779/2013). La Corte d’Appello ha invece correttamente escluso la responsabilità dell’assicurazione, in base alla clausola inserita nella polizza che copriva il medico solo per i fatti colposi e non per le azioni dolose. L’ombrello assicurativo tutela dunque il ginecologo che, operando spesso in condizioni di emergenza, può incorrere in errori involontari in complicazioni che non possono essere previste nè prevenute secondo lo stato dell’arte medica e i mezzi a disposizione. Nel caso esaminato i giudici hanno invece ravvisato il dolo, all’interno della colpa civilmente rilevante, riscontrabile nella coscienza e nella volontà di determinare la nascita di un bimbo con gravi handicap costretto a una sopravvivenza incerta, ma certamente «lesiva in misura gravissima della salute e della stessa dignità della persona e con conseguenze patrimoniali disastrose per sè e per gli sventurati genitori». La Cassazione precisa che per l’affermazione del dolo è irrilevante la giustificazione della riserva mentale dell’obiezione di coscienza, tra l’altro esternata solo nel corso della causa e non rivelata ai genitori del piccolo.
fonte: sole24ore
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