La lotta all'obesità giovanile si combatte anche in Tv, semplicemente mettendo al bando gli spot delle catene di fast-food, 'diavolo tentatore' a cui i ragazzi non sanno resistere. A sostenere la linea del divieto di pubblicità del cibo spazzatura è l'ultimo studio statunitense secondo cui l'assenza degli spot da sola riuscirebbe a ridurre del 18% il numero dei bambini sovrappeso.
Una linea per ora adottata solo da Svezia, Norvegia e Finlandia, mentre gli esperti statunitensi del National Bureau of Economic Research si domandano se una simile imposizione sia praticabile. In sostanza se contrasti, o no, con il libero mercato e la concorrenza che sostiene il sistema economico occidentale.
In attesa di una risposta, gli Usa ingrassano a ritmi impressionanti. Secondo i dati del maggiore centro epidemiologico del Paese, i Centers for Disease Control and Prevention, è sovrappeso il 13,9% dei bambini trai 2 e i 5 anni, il 18,8% di quelli tra i 6 e gli 11 e oltre il 17% degli adolescenti tra i 12 e i 19. Lo studio statunitense, cofinanziato dal Governo federale, ha verificato l'impatto degli spot sul peso di giovani e giovanissimi, studiando un campione di 13 ragazzi dal 1979 al 1997.
La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight
I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D
Lo rivela uno studio effettuato su 1771 studenti di 48 scuole elementari pubbliche di Madrid
La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno
La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight
I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D
Lo rivela uno studio effettuato su 1771 studenti di 48 scuole elementari pubbliche di Madrid
La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno
Commenti