Uno studio britannico sconfessa gli antiossidanti, considerati alleati di bellezza in grado di contrastare i segni del tempo. La ricerca condotta da un team di studiosi dell'University College di Londra lancia il contrordine: in realtà, scrivono nero su bianco gli scienziati Gb sulle pagine della rivista 'Genes and Development', creme, diete e pillole che consentono di farne il pienone non riuscirebbero a combattere l'invecchiamento. La prova arriva da un esperimento condotto su vermi nematodi: anche quelli a cui venivano somministrati potenti antiossidanti per contrastare il danno ai tessuti generato dai cosiddetti radicali liberi non vivevano più a lungo.
Da qui la 'sentenza' del team di ricercatori: non è emersa "alcuna prova evidente", scrivono senza troppi giri di parole, che gli antiossidanti siano in grado di rallentare l'invecchiamento. Scardinando così uno dei pilastri dell'industria della bellezza e della salute, costruito sulla base di una teoria formulata oltre mezzo secolo fa. Nel 1956, infatti, si giunse alla conclusione che l'invecchiamento fosse causato da un accumulo di danno molecolare causato da forme reattive dell'ossigeno, chiamate superossidi o radicali liberi, che circolano nell'organismo generando il cosiddetto stress ossidativo. La teoria ipotizzava che gli antiossidanti riuscissero a mettere in parte fuori gioco i radicali liberi, limitando i danni.
Negli adolescenti la dermatite atopica è associata a un notevole carico psicologico: maggiore vulnerabilità, rabbia, ansia e insicurezza
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Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Jama Dermatology e condotto presso l'Università di San Francisco su due ampi campioni di individui
L’assunzione del principio attivo Baricitinib, il primo approvato nel 2022 per i pazienti adulti con alopecia areata grave si è dimostrata ancora più efficace sui pazienti curati nella vita reale rispetto a quelli trattati negli studi registrativi
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