Da alcuni anni sono periodicamente pubblicati lavori sulla differenza di outcame tra uomini e donne colpiti da infarto miocardico acuto. Il lavoro pubblicato su Circulation analizza uno dei più grandi database del mondo di pazienti con IMA. Sono state analizzate le schede di 78.254 pazienti trattati tra il 2001 ed il 2006 in 420 ospedali americani.
Analizzando in maniera superficiale si nota ancora una volta che la mortalità delle donne è più elevata rispetto a quella degli uomini 8.2% vs 5,5 % p<0,001. Dalla analisi multivariata ed aggiustando l'analisi per età e comorbidità si nota che le donne presentano l'infarto ad una età più avanzata e solo per questo hanno un rischio di morte intraospedaliero maggiore. Non esistono differenze tra uomini e donne nella mortalità ospedaliera per infarto miocardico. La storia però non è finita qui. Analizzando ulteriormente i dati e prendendo in considerazione solo gli infarti miocardici con ST sopralivellato (STEMI) ecco che compaiono nuovamente le differenze di mortalità. Questa volta si osserva che le differenze di outcome non sono casuali o dettate da banali differenze ma si evidenzia chiaramente che le donne ricoverate per infarto miocardico acuto STEMI non ricevono le stesse cure dei pari età uomini.
Società scientifiche ed esperti concordano sulla necessità di agire sull’organizzazione e il monitoraggio – anche attraverso i LEA - e sulla comunicazione per un paziente più consapevole
Per colmare questo vuoto, è stato realizzato il Manifesto: “Rischio cardiovascolare residuo: analisi del contesto e delle opzioni terapeutiche, tra innovative strategie di prevenzione e sostenibilità di sistema”
Abbott annuncia la disponibilità in Italia di AVEIR™ DR, il primo sistema di pacemaker bicamerale senza fili al mondo per trattare le persone con un ritmo cardiaco anomalo o più lento del normale. Eseguiti già i primi impianti in Italia
Il documento ha affrontato il tema dell’aderenza terapeutica nei suoi diversi aspetti, sia a livello mondiale che italiano
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