Proprio quando daremmo qualunque cosa per nasconderle, loro si disegnano sul viso tradendo la nostra intimità emotiva: frutto di piccoli e spesso impercettibilmente precisi movimenti muscolari, le espressioni del viso, specchio dell'anima, sono un 'linguaggio' universale che pare venire da lontano, eredità dei nostri antenati, nato per assolvere a funzioni pratiche al di là di quella della comunicazione.
Uno studio unico nel suo genere pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology svela infatti che il linguaggio del viso è radicato nella nostra stessa natura e quindi non è figlio di un processo di apprendimento; come a dire che nasciamo già capaci di esprimere emozioni attraverso la mimica del volto. Realizzato presso la San Francisco State University da David Matsumoto, lo studio si è basato sul confronto di oltre 4800 foto di visi di atleti delle Olimpiadi del 2004 e delle Paraolimpiadi, sportivi non vedenti dalla nascita e atleti dalla vista sana. Pur non avendo mai potuto vedere le espressioni sui visi altrui, i non vedenti manifestano le proprie emozioni esattamente con gli stessi movimenti del viso dei vedenti, movimenti innati, quindi, infatti i non vedenti in nessun caso possono averli appresi osservando gli altri.
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