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Tre nuove molecole contro i casi più gravi di artrite reumatoide

Reumatologia Redazione DottNet | 14/12/2015 17:18

Scoperte dai ricercatori dell'Università Sacro Cuore e del policlinico Gemelli con il Cnr

Nuove 'armi' contro l'artride reumatoide. Tre molecole contro i casi più critici di questa patologia sono state scoperte da ricercatori della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e del Policlinico "Agostino Gemelli" di Roma in collaborazione con colleghi dell'Istituto di Chimica del Riconoscimento Molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Icrm-Cnr) di Roma. Le molecole, già coperte da brevetto, diventeranno dei farmaci grazie all'azienda farmaceutica italiana Galsor Srl. L'Artrite Reumatoide è una patologia infiammatoria progressiva, di origine autoimmune, con un'incidenza tra lo 0,5 e l'1% della popolazione, che interessa principalmente le articolazioni e coinvolge tutti gli organi e apparati, causando aumento di morbidità e riduzione della aspettativa di vita.

Circa il 40% dei pazienti condivide, come comune fattore genetico predisponente, una variante associata a una forma più grave di malattia e che risponde meno ai farmaci in uso.

È proprio questa categoria di pazienti che ricaverebbe beneficio dalle nuove molecole messe a punto dal team dell'Università Cattolica-Policlinico Gemelli-Cnr. "Per selezionare i principi attivi di potenziali nuovi farmaci - spiega la dottoressa Maria Cristina De Rosa dell'Icrm-Cnr - abbiamo usato la tecnica dello screening virtuale, selezionando da una libreria virtuale, contenente centinaia di migliaia di composti, le molecole la cui forma tridimensionale si adatta bene al bersaglio farmacologico specifico, come in un puzzle. Abbiamo scoperto tre famiglie di molecole che si incastrano nella sede bersaglio dei linfociti, come una chiave alla sua serratura, impedendo ai linfociti stessi di andare a danneggiare l'articolazione".

I ricercatori hanno testato sperimentalmente sulle cellule dei pazienti i composti capostipiti delle tre famiglie dimostrando la loro efficacia e, sulla base di risultati preliminari, l'assenza di effetti dannosi. "Il farmaco sarà vantaggioso per una parte consistente e facilmente identificabile dei pazienti, aumentando l'efficacia e riducendo gli effetti collaterali e i costi dell'approccio attuale", sottolinea il professor Gianfranco Ferraccioli, Ordinario di Reumatologia all'Università Cattolica e Direttore del Polo Urologia, Nefrologia e Specialità Mediche del Policlinico 'A. Gemelli'. "I tempi per realizzare e sperimentare il farmaco dipenderanno molto dagli investimenti che verranno effettuati - ma ci auguriamo che possano, per il bene dei pazienti, arrivare presto sul mercato". Per realizzazione e sperimentazione del farmaco, comunque, serviranno alcuni anni: l'azienda Galsor ne ha stimati nove ma, dichiara l'Ad Sandro Soriano, "faremo di tutto per accorciare questi tempi quanto possibile".


 

Fonte: ansa

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