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Operazione intrauterina per spina bifida: sta bene

Pediatria Redazione DottNet | 12/01/2009 12:26

A 24 settimane dal concepimento, ancora nell'utero, operata per una malformazione al midollo spinale che ne avrebbe compromesso il futuro: è la storia di una bambina friulana, sottoposta a un delicatissimo intervento intrauterino all'ospedale pediatrico Irccs Burlo Garofolo di Trieste da un'equipe italiana in collaborazione con un gruppo di chirurghi dell'ospedale Vill d'Hebron di Barcellona.

L'intervento è il primo del genere in Italia e il secondo in Europa, spiegano al Burlo, è stato eseguito ad agosto ed è stato tenuto riservato finora per verificarne gli esiti. Ora la bambina, nata con parto cesareo otto settimane dopo l'intervento, sta bene. E' stata dimessa dal Burlo a dicembre e, pur permanendo un deficit al piede sinistro, muove gli arti inferiori. Con tutte le cautele del caso, i medici prevedono che potrà camminare e non avere le gravissime conseguenze della spina bifida, una malformazione neonatale determinata dalla chiusura incompleta di una o più vertebre, con il midollo spinale che talvolta fuoriesce dalla sua sede naturale. La piccola è figlia di una donna di origine trentina, residente in provincia di Udine, inviata al Burlo per gestire la malformazione. Dopo una serie di valutazioni, i medici triestini hanno deciso di sottoporre il feto a un intervento che in Europa ha un solo precedente (un anno fa a Siviglia), facendo poi proseguire la gravidanza per altre otto settimane.

Le condizioni della bambina sono ora definite ottime dall'equipe di chirurgia fetale e dai neonatologi del Burlo, considerata la gravità della patologia e della prognosi attesa al momento della nascita qualora non fosse stato eseguito l'intervento. L'operazione, spiegano al Burlo, ha consentito di contenere i danni causati dalla malformazione, che si sarebbero aggravati nel corso della gestazione. In pratica i chirurghi hanno corretto il tubo neurale della bambina riducendo in misura consistente sia le conseguenze della malformazione sia i danni al sistema nervoso centrale connessi con questa patologia, che avrebbero causato anche paralisi alle gambe e incontinenza. L'intervento, sottolineano al Burlo, non è stato aggressivo per il feto e il suo esito ha confermato l'efficacia delle tecniche chirurgiche intrauterine, compresa quella definita di ''riparazione dermica'', che ha permesso una migliore cicatrizzazione.

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Secondo l'equipe medica triestina, l'operazione è risultata molto più efficace di qualsiasi intervento praticato subito dopo il parto, perchè nelle rimanenti settimane di gestazione il feto avrebbe sviluppato, a causa della spina bifida, ulteriori deficit a livello del sistema nervoso centrale. ''Si tratta - spiega Gloria Pelizzo, specialista dell'equipe di chirurgia pediatrica del Burlo, diretta da Jurgen Schleef, che fa parte del team di chirurgia fetale e lavora in stretta collaborazione con equipe mediche di Philadelphia e di Barcellona - di un intervento importante per tre motivi. In primo luogo, abbiamo agito per via intrauterina, senza bloccare la gravidanza; in secondo luogo, è stata effettuata in un periodo di gestazione molto precoce; e in terzo luogo, sono stati utilizzati nuovi materiali e metodiche che apriranno a nuove e importanti prospettive per la correzione di altre gravi malformazioni addominali e toraciche in epoca prenatale''. Al Burlo, infatti, contano che questo non resti un caso isolato: la direzione dell'ospedale, insieme ai chirurghi, neonatologi, ostetrici ed ecografisti coinvolti in questa operazione (oltre a Pelizzo e Schleef, Secondo Guaschino, Salvatore Alberico, Sergio Demarini, Stefano Furlan e Giuseppina d'Ottavio) sta valutando la possibilità di accogliere altre richieste di questo tipo nella prospettiva che il Burlo possa proporsi come riferimento nazionale e centro-europeo per la correzione di una serie di patologie malformative aggredibili in utero.

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