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La caffeina influenza gli effetti dei farmaci antipertensivi

Cardiologia Redazione DottNet | 05/09/2016 17:55

Astenersi prima di un controllo per non interferire su risultati

Per i consumatori occasionali di caffè basta solo una tazzina ad influenzare la diagnosi e l'effetto dei farmaci per la pressione alta. E' la conclusione di uno studio pubblicato sull'American Journal of Hypertension, condotto da ricercatori della Western University e del Lawson Health Research Institute of London, in Canada. Il team ha misurato periodicamente la pressione di 13 persone con un'età media di 52 anni e ha dimostrato che astenersi dalla caffeina anche solo per due giorni, fa sì che all'assunzione successiva di caffè, basti una singola tazza per far aumentare la pressione per diverse ore. Inoltre il caffè riduce l'effetto dei farmaci calcio-antagonisti, prescritti ai pazienti con ipertensione per rendere più facile il flusso del sangue.

"Anche solo una quantità relativamente bassa di caffeina ha notevolmente compromesso l'effetto del farmaco alla dose massima raccomandata".

"Se si voleva superare l'effetto del caffè, si doveva raddoppiare la dose dell'anti-ipertensivo, con un rischio maggiore di effetti indesiderati", rileva David Bailey, autore della ricerca. Chi consuma caffeina regolarmente risente meno del problema perché sviluppa tolleranza. Circa il 15 per cento delle persone che bevono caffè, però, lo fa occasionalmente e possono pertanto avere un aumento occasionale acuto della pressione, da tenere in considerazione nel momento in cui ci si appresta a misurarla. Potrebbe portare, infatti, a un eccesso di prescrizione di antipertensivi, con conseguenze sul trattamento. Se si ha in agenda un controllo pressorio, quindi, meglio evitare il caffè nelle precedenti 48 ore.

fonte: anss

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