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Ipertensione nei bimbi, poco diagnosticata e trattata

Pediatria Redazione DottNet | 28/11/2016 10:38

Secondo uno studio, i pediatri sono poco abituati perché viene considerata una malattia degli adulti

Ipertensione e pre-ipertensione spesso nei bambini e ragazzi sono sotto-diagnosticate e poco trattate, secondo quanto emerge da una ricerca guidata dal Children's Hospital di Philadelphia e pubblicata su Pediatrics.


    Una ragione, osservano i ricercatori, potrebbe risiedere anche nel fatto che i pediatri faticano ad abituarsi a pensare al momento della diagnosi, anche nei più piccoli e nei giovani, a malattie, come appunto la pressione alta, che si riscontrano prioritariamente negli adulti. I ricercatori hanno preso in esame alcuni dati online relativi alla salute di 400mila ragazzi negli Stati Uniti, dai 3 ai 18 anni, tra il 1999 e il 2014.

Dai risultati è emerso che solo il 23 per cento di bimbi e ragazzi che avevano valori di pressione sanguigna coerenti con la diagnosi di ipertensione in più visite dal pediatra hanno avuto una diagnosi della malattia, mentre tra quelli con pre-ipertensione la percentuale scendeva al 10 per cento. E i pediatri riuscivano a diagnosticare meglio la malattia in bimbi alti e con un peso importante, sovrappeso oppure obesi.

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    In coloro che avevano una diagnosi di pressione alta da almeno un anno, inoltre, solo il 6 per cento di quelli che avevano bisogno di farmaci anti-ipertensivi hanno, secondo lo studio, ricevuto una prescrizione. "Anche se ad oltre il 95 per cento dei bambini e degli adolescenti viene fatto uno screening per la pressione alta, i medici che si prendono cura dei bimbi non sempre mettono tutti i pezzi del puzzle insieme in termini di interpretazione dei risultati, seguendo le linee guida appropriate per il trattamento" spiega David Kaelber, autore principale della ricerca. "La nuova realtà per i pediatri è che ci stiamo prendendo cura di sempre più bambini con condizioni croniche, come l'ipertensione, che in precedenza erano osservate soprattutto negli adulti"conclude Alexander Fiks, autore senior dello studio.

fonte: pediatrics, ansa

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