Dall'Università americana dell'Illinois di Chicago, sbarca all'Istituto neurologico Besta e all'ospedale Niguarda di Milano un sistema computerizzato capace di calcolare la cosiddetta "risk ratio" per ictus, ossia la percentuale di rischio, in base alle indagini convenzionali, di esserne colpito.
Il sistema si chiama MRI-NOVA ed è un'angiografia quantitativa di risonanza magnetica che associa in maniera virtuale l'angiografia (che fa vedere il flusso dei vasi sanguigni cerebrali) alla risonanza magnetica (che visualizza gli organi interni) senza bisogno di alcun intervento invasivo, ma sfruttando solo la ricostruzione ottenuta dalla risonanza.
Per studiare i vasi cerebrali le due tecniche erano già state fuse, ma quella metodica non forniva indicazioni sulla gravità dei meccanismi che provocano il danno. S'individuava chi era a rischio perché il lume di un vaso appariva ridotto, ma non quanto pericolo corresse il paziente. Senza la percentuale di riduzione del flusso, non si poteva calcolare se e quando questo si sarebbe fermato, causando l'ictus.
Nei casi apparentemente meno gravi il medico dava suggerimenti di prevenzione per ridurre la formazione di placche aterosclerotiche (principale fattore di rischio nell'80% dei casi) e, quando questi non bastavano, terapie preventive a base di farmaci (d'obbligo dopo un TIA, l'attacco ischemico transitorio che spesso precede un ictus) e, nei casi più gravi, la chirurgia neurovascolare.
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