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Nanotubi in carbonio per riparare il cervello

Psichiatria Redazione DottNet | 30/01/2009 12:30

Tubicini in carbonio 'figli' delle nanotecnologie per riparare i danni cerebrali. Ad aprire nuove speranze nella terapia delle malattie neurologiche è uno studio condotto da ricercatori svizzeri di Losanna e italiani del Centro Brain dell'università Trieste, pubblicato online su 'Nature Nanotechnology'.

Lo sviluppo di questo nuovo tipo di materiali intelligenti, parallelamente alle tecniche di neuroprotesi, rappresenta secondo gli autori un "passo significativo" per migliorare la vita di chi soffre ad esempio di Parkinson, epilessia e deficit sensoriali. "Ci sono tre ostacoli principali allo sviluppo di neuroprotesi affidabili - spiega Henry Markram, direttore del laboratorio delle neuroscienze dei micorcircuiti del Politecnico federale di Losanna (Pfl), uno degli scienziati del team di ricerca - La stabilità della coesione fra i dispositivi elettromeccanici e il tessuto del sistema nervoso centrale, la comprensione di come stimolare tale tessuto, nonché la buona scelta dei segnali neuronali da registrare affinché il dispositivo risponda con la stimolazione adeguata.

La nuova tecnologia a base di nanotubi di carbonio e le stimolazioni cervello-macchina sono la chiave per sviluppare ogni tipo di neuroprotesi: per la vista, l'udito, l'olfatto e il movimento, per l'arresto di crisi epilettiche, per i bypass vertebrali e per le riparazioni e il miglioramento delle facoltà cognitive".

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I risultati della ricerca sono "di grande interesse per il settore emergente della neuro-ingengeria e delle neuroprotesi", osserva Michele Giugliano, professore aggiunto all'università di Anversa (Belgio), che ha diretto i lavori del Pfl insieme a Laura Ballerini dell'ateneo triestino. Secondo Giugliano, i nanotubi potrebbero essere usati come nuova componente dei bypass elettrici applicati per le lesioni del sistema nervoso. I nanoelettrodi in carbonio potrebbero anche sostituire le parti metalliche attualmente utilizzate per la stimolazione cerebrale profonda nei casi di Parkinson e depressioni gravi. Lo studio mostra infatti che i nanotubi di carbonio, come i neuroni 'naturali', sono ottimi conduttori ed entrano in contatto con le membrane cellulari neuronali. E funzionano molto meglio degli elettrodi di metallo oggi utilizzati in ricerca e in clinica: possono creare delle 'scorciatoie' fra la parte più distante e i comparti più vicini del neurone, generando un'eccitazione neuronale.
 

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