L’insulino-resistenza come link tra l’eccesso di nutrienti e la malattia neurodegenerativa.
Il morbo di Alzheimer è la forma più comune di demenza degenerativa progressiva, colpisce la memoria e le funzioni cognitive, e può indurre stati di confusione, cambiamenti di umore e disorientamento spazio-temporale. La malattia è strettamente associata a placche amiloidi e ammassi neurofibrillari riscontrati nel cervello, ma non è nota la causa primaria di tale degenerazione. Si ritiene ci siano diversi geni coinvolti nella patogenesi oltre a dei fattori di rischio come traumi, depressione o ipertensione.
Un recente lavoro scientifico suggerisce, per la prima volta, che l’obesità, oltre ad essere un fattore di rischio per gli eventi cardiovascolari, può anche contribuire all’insorgenza dell’Alzheimer.
Il lavoro di Rodriguez-Casado riassume:
Attraverso uno studio approfondito delle migliori evidenze scientifiche e delle terapie farmacologiche e non-farmacologiche per la gestione dell’obesità, insulino-resistenza e Alzheimer, gli autori sono riusciti a definire i meccanismi molecolari alla base dell’interconnessione tra queste patologie.
L’importanza dello studio è legata alla possibilità di delineare degli interventi nutrizionali come possibili approcci per prevenire o ritardare la progressione dell’Alzheimer e trattare, parallelamente, l’obesità.
Fonte:
Rodriguez-Casado et al. Defective Insulin Signalling, Mediated by Inflammation, Connects Obesity to Alzheimer Disease; Relevant Pharmacological Therapies and Preventive Dietary Interventions. Curr Alzheimer Res. 2017 Mar 16.
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