Operati e dimessi, stanno bene e sono felici di aver ottenuto una nuova speranza di vita. Sono le due coppie di coniugi, una toscana e l'altra veneta, che hanno beneficiato del trapianto di rene crociato effettuato a Pisa il dicembre scorso.
E' il primo caso in Italia da quando esiste il protocollo del Centro nazionale trapianti (Cnt), anche se sempre nella cittadina toscana c'era stato un analogo intervento, stavolta fra tre coppie, che era stato effettuato nel novembre del 2005, sempre da donatori viventi e sempre all'Unità operativa di Chirurgia generale e trapianti diretta da Franco Mosca, all'interno dell'Azienda ospedaliero universitaria pisana. Se queste due coppie di moglie e marito non avessero acconsentito all'incrocio nella donazione di organi - spiega una nota - non sarebbe stato possibile effettuare il trapianto: i componenti di ogni singola coppia non erano infatti biologicamente compatibili fra di loro. "Un trapianto di rene - dice Mosca - per essere realizzato con buone possibilità di successo, richiede che l'organo donato sia compatibile con l'organismo che lo riceverà. Ma la donazione renale da cadavere, la più diffusa, non copre il numero di pazienti che ogni anno entrano in lista d'attesa. E per questo oggi il trapianto di rene da vivente è praticato con frequenza nei sistemi sanitari più evoluti, dove rappresenta circa il 50% del totale dei trapianti renali. Solitamente il donatore vivente è un consanguineo del paziente (genitore o fratello) o ne è il coniuge. Purtroppo circa il 35% dei potenziali donatori non sono compatibili rispetto al loro ricevente, per la diversità di gruppo sanguigno o per la presenza di anticorpi contro le cellule del donatore nel siero del ricevente.
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