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Dal Corriere della Sera: Ictus, così puoi difenderti

Cardiologia Redazione DottNet | 01/03/2009 10:36

Contro il rischio di ictus ognuno ha quattro carte da giocare: non fumare, muoversi per almeno una mezz'ora al giorno se svolge un lavoro sedentario, essere moderato nel consumo di alcol, mangiare tanta frutta e verdura. Basta sfoderarle tutte e quattro per dimezzare il pericolo di diventare uno dei 180 mila casi di ictus che si registrano ogni anno in Italia.
 

«A "misurare" per la prima volta con tanta precisione il vantaggio che si può ottenere con questi interventi sullo stile di vita è stato uno studio condotto nella città di Norfolk, in Gran Bretagna, e appena pubblicato sul British Medical Journal —
spiega Marika Eoli, neurologa all'Istituto Besta di Milano —. A oltre 20 mila uomini e donne tra i 40 e i 79 anni, che non avevano mai avuto né ictus né infarto, i ricercatori dell'Università di Cambridge hanno assegnato un punto per ognuno dei quattro comportamenti virtuosi seguiti. Dopo più di 11 anni, si sono riscontrati meno casi di ictus tra coloro che erano partiti con 4 punti nella valutazione iniziale. Così è stato calcolato che il loro rischio era meno della metà rispetto a coloro che avevano punteggio zero. E anche chi aveva seguito solo tre delle buone abitudini citate si è guadagnato, comunque, un "vantaggio" non molto inferiore a quello dei più virtuosi».
"I consigli di per sé non sono nuovi — commenta Roberto Sterzi, direttore della neurologia- stroke unit dell'Ospedale Ca' Granda di Niguarda a Milano e coordinatore del capitolo sulla prevenzione primaria delle linee guida italiane sull'ictus (www.

spread.it) — ma l'impatto di questo lavoro è notevolissimo, perché dimostra come, senza spesa per l'individuo e per la società, solo mettendo in pratica questi comportamenti, si potrebbe dimezzare l'incidenza degli ictus e i pesantissimi costi sociali - ed economici - che ne conseguono ».
Prima dello studio di Norfolk, una lunga serie di ricerche ha legato stile di vita e rischio di ictus. L'ultima in ordine di tempo parte dai dati del Nurses' Health Study, condotto seguendo per più di 20 anni quasi 75 mila infermiere a cui era stato attribuito un punteggio che teneva conto solo dell'alimentazione: un punto in più per ogni elemento della dieta che si scostava dalla "media americana" per avvicinarsi alla dieta mediterranea.
Risultato: maggiore il punteggio, minore il rischio di ictus e infarto.
«E' probabile che soprattutto a questo modo di mangiare vada il merito della minore frequenza di casi di ictus registrata nel bacino mediterraneo — spiega Giancarlo Logroscino, del Dipartimento di neurologia e psichiatria dell'Università di Bari, dove è appena rientrato dopo sei anni di docenza all'Harvard School of Public Health di Boston —. In Puglia, per esempio, abbiamo dimostrato una incidenza di meno di 1,7 casi l'anno ogni mille abitanti, molto inferiore ai tassi registrati nel Nord Italia, nel Nord Europa e negli Stati Uniti». Lo studio pugliese ha meritato le pagine di Stroke, la più importante rivista internazionale sull'ictus, per il numero di persone coinvolte e il rigore che lo ha caratterizzato nell'individuare tutti i possibili casi di ictus che si sono verificati in un anno in una popolazione di 38 mila abitanti della provincia di Bari. «Oltre all'ospedale locale di riferimento, abbiamo coinvolto i medici di famiglia per farci comunicare tutti i casi curati a domicilio, — aggiunge Giovanni Manobianca, che ha coordinato il lavoro — nonché le case di riposo o per lungodegenti. E nonostante questa caccia all'ictus, i casi sono stati davvero pochi». «Il merito può essere dei geni — ipotizza Logroscino — ma è più probabile che sia proprio della dieta. Lo sapremo nei prossimi anni, quando si vedranno gli effetti negativi della globalizzazione degli stili di vita». A meno che prima non si passi ai ripari, tornando ad abitudini più sane.
 

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