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Leucemia acuta bimbi, due proteine giocano un ruolo nella malattia

Ematologia Redazione DottNet | 31/01/2018 19:43

I ricercatori dell'Istituto Regina Elena e del Bambino Gesù hanno dimostrato che nei bambini con leucemia linfoblastica acuta la proteina è "sovra espressa"

Ha un ruolo sempre più ampio nelle malattie tumorali anche dell'infanzia una proteina chiamata Che-1: i ricercatori dell'Istituto Regina Elena e del Bambino Gesù hanno infatti dimostrato che nei bambini con leucemia linfoblastica acuta la proteina è "sovra espressa", cioè presente in quantità più elevate della norma. Questo ne fa un marcatore della malattia, insieme a un'altra proteina che la regola, denominata Myc, uno degli attori principali della trasformazione tumorale.  

Lo studio, pubblicato su Embo Reports e che ha coinvolto 80 bambini (45 maschi e 35 femmine) di età media di 5 anni con leucemia linfoblastica acuta, ha coinvolto per il Regina Elena il team dell'Area di Medicina Molecolare guidato da Maurizio Fanciulli e per il Bambino Gesù il gruppo di ricerca del Dipartimento di Oncoematologia e Terapia Cellulare e Genica diretto dal professor Franco Locatelli.

    Le leucemie rappresentano circa il 35% dei tumori pediatrici ed in particolare la leucemia linfoblastica acuta rappresenta circa l'80% delle leucemie acute del bambino. Nonostante l'elevato tasso di guarigione dopo chemioterapia, rappresenta ancora una delle principali cause di morte per tumori pediatrici. La ricerca, identificando i due marcatori al momento dell'insorgenza e dell'eventuale recidiva della malattia, apre la strada allo sviluppo terapie più mirate.  

Che-1 è stata scoperta nel 2000 dal team dell'Istituto Regina Elena. Ha un ruolo oramai noto nello sviluppo dei tumori solidi, ma il suo coinvolgimento in ambito ematologico è una novità più recente, che risale al 2015. Col nuovo studio "in particolare - evidenzia Fanciulli - abbiamo dimostrato che Che-1 è altamente espresso in circa il 90% dei bambini colpiti, il suo livello si normalizza quando c'è una remissione, mentre è nuovamente sovra espressa al momento di una eventuale recidiva".    La sua inibizione blocca la crescita delle cellule B precursori della malattia e le rende più sensibili al trattamento chemioterapico.

fonmte: Embo Reports, Bambin Gesù

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