Il malessere che ancora una volta ha impedito a Federica Pellegrini di gareggiare, bloccandola prima della batteria dei 400 ai Primaverili di nuoto di Riccione, "è un problema medico reale, che va curato. Ho letto sulla stampa interpretazioni fantasiose e rassicurazioni curiose. Ma l'olimpionica ha avuto un attacco di panico, che non è nè un capriccio, nè un'invenzione, ma una malattia da non sottovalutare". Lo sottolinea il
neurologo Rosario Sorrentino, direttore dell'Ircap (Istituto di ricerca e cura per gli attacchi di panico) alla clinica Pio XI di Roma.
"L'attacco di panico - dice l'esperto - a volte può essere confuso con una crisi d'asma. E se non si interviene rapidamente il ricordo dell'episodio rischia di entrare nella scatola nera del cervello: l'ippocampo. L'area cioè - spiega Sorrentino - in cui vengono custodite gelosamente le nostre esperienze più belle, ma anche le più brutte". Un archivio dal quale i brutti ricordi sono pronti a fare capolino quando meno sarebbe opportuno. "E così l'acqua, che per la Pellegrini è un ambiente amico, può tramutarsi all'improvviso in un luogo ostile - prosegue - e questo sotto gli occhi di un pubblico che osserva e giudica".
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