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Farnetani, no scuola alle 11 ma colazione in classe e lezioni light

Pediatria Redazione DottNet | 16/03/2009 09:19

Ritardare l'ingresso a scuola dei ragazzi alle 11.00, per non ritrovarsi a fare lezione a una classe di 'zombie' ancora mezzo addormentati? La proposta di un preside inglese, 'figlia' di una ricerca su 200 studenti che ha dimostrato come di prima mattina gli alunni rendano meno, lascia perplesso Italo Farnetani, pediatra e docente dell'Università di Milano, che da anni si batte per una scuola più rispettosa dei ritmi biologici di bambini e ragazzi.

 

"E' vero, anche le nostre ricerche dimostrano che i bambini impiegano più tempo a carburare la mattina - dice Farnetani - ma non è il caso di tenerli a casa fino alle 11.00, stravolgendo le abitudini familiari. Basta ripensare l'organizzazione della giornata scolastica, per renderla più a misura di bambino".
Ma in che modo? "Sono anni che raccomando di non fissare verifiche e compiti in classe alla prima ora. Dunque non mi stupisce sentire dai colleghi britannici che le capacità mnemoniche dei ragazzini migliorino con il passare della giornata. Ebbene, sarebbe ora di tenere conto dell'orologio biologico dei più piccoli, nel disegnare i loro impegni scolastici. Basterebbe, ad esempio, fissare una colazione in classe non appena i ragazzini entrano a scuola: non hanno mai tempo di farne una come si deve a casa, sono sempre di corsa e molti si limitano a una tazza di latte veloce.

Dare loro del tempo per fare il pieno di energia e rilassarsi con gli amici - garantisce il pediatra - aiuterà la socializzazione e non li costringerà a un brusco inizio di giornata". Una scuola a misura di studenti eliminerebbe, poi, "verifiche e compiti in classe alle prime ore. Meglio sostituire questi impegni gravosi con lezioni di disegno, educazione fisica e ricerche al computer", raccomanda Farnetani. In questo modo gli alunni non sprecheranno il tempo ma lo utilizzeranno nel modo migliore. "E gli insegnanti non dovranno faticare troppo per catturare la loro attenzione".

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