L'effetto positivo si ripercuote anche sui genitori
Esiste una dieta che fa rilassare? Di sicuro, a quanto pare, ci sono cibi che si possono mangiare per ridurre il comportamento aggressivo. Il segreto è negli acidi grassi omega 3, che si possono trovare nel pesce ma anche in diversi vegetali (come le noci, i semi di lino, le alghe). Questi, infatti, riducono l'aggressività nei bambini e nei genitori, a cascata, ha un effetto positivo, rendendoli meno propensi a litigare tra loro. Gli studiosi dell'Università del Massachussets stanno cercando di analizzare fattori biologici e sociali che possono aiutare a spiegare e prevenire i comportamenti impulsivi e più a rischio.
L'obiettivo è quello di aiutare a determinare tutte quelle azioni per fare in modo che un comportamento anti-sociale non si trasformi in un comportamento criminale. Questo studio è il primo a dimostrare che l'integrazione di omega-3 nei bambini può ridurre anche l'aggressività psicologica tra gli adulti che invece non ricevono integratori. I risultati suggeriscono che il miglioramento del comportamento del bambino attraverso l'integrazione di omega-3 potrebbe avere benefici a lungo termine per il sistema familiare nel suo insieme. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista scientifica Aggressive Behaviour.
fonte: Aggressive Behaviour
Il “modello siciliano” può essere facilmente replicabile su scala nazionale basandosi su di una sana alimentazione e di una corretta attività fisica all’insegna dei “valori” della Dieta Mediterranea
Partendo dall’analisi di oltre 3.800 studi clinici, sono state redatte 81 raccomandazioni che spaziano dall’ambito cardiovascolare all’oncologia, dalle malattie metaboliche ai disturbi neurodegenerativi
Gli effetti positivi da un regime ricco di verdure, fibre e cibi fermentati: la ricerca condotta in Tanzania con partner internazionali di Bonn e Firenze
Uno studio ha evidenziato benefici con la diminuzione dell'apporto calorico a circa 500 kcal al giorno per tre volte la settimana e un'alimentazione normale nel resto dei giorni
Scoperti nuovi fattori di rischio: il colesterolo "cattivo" nella mezza età e la perdita della vista non trattata in età avanzata
Perdita di autonomia, stigma sociale e peso economico i principali timori
Il lavoro, che accoglie le prime evidenze dello studio Nemesis è stato pubblicato su Nature Communications e illustra la generazione e i meccanismi neuronali delle alterazioni, suggerendo nuove vie di riabilitazione
All’A.O.U. Luigi Vanvitelli una nuova tecnologia cambierà la vita di migliaia di pazienti
Commenti