Grazie ai geni di lucciole e meduse, un team di scienziati britannici - di cui fa parte anche una ricercatrice italiana - sta gettando nuova luce sulle possibili cause dell'infertilità maschile. Ma anche di alcune malattie autoimmuni. I ricercatori delle università di Edimburgo, Manchester e Liverpool stanno impiegando i geni della luminescenza e della fluorescenza per illuminare le cellule che producono un ormone collegato a questi problemi di salute.
La tecnica aiuterà gli scienziati a 'tracciare' la produzione della prolattina, ormone cruciale per assicurare scorte di latte alle mamme, ma che può anche essere iperprodotto da alcuni tumori pituitari, causando infertilità. La prolattina è stata collegata a oltre 300 funzioni biologiche. Si ritiene che giochi un ruolo nelle malattie autoimmuni come il lupus e l'artrite reumatoide, ma anche nell'infiammazione di cellule e tessuti. Gli scienziati hanno utilizzato i geni che permettono a lucciole e alle meduse di emettere luce, usandoli per creare una reazione chimica che 'accende' solo le cellule che esprimo la prolattina nei ratti. La tecnica permetterà agli specialisti di identificare quando e dove la prolattina viene espressa, per vedere in tempo reale come lavora questo ormone.
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