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Nuovi studi per il post operatorio nel tumore al seno

Oncologia Redazione DottNet | 07/02/2019 14:09

Nei tumori Her2 positivi individuati in quei casi che sono resistenti al trattamento pre-operatorio s'interviene cambiando la terapia post-operatoria

Novità dalla ricerca contro il tumore al seno. "È importante individuare il rischio recidiva, soprattutto alla luce di nuovi studi che ci indicano che possiamo correggere la rotta nella fase postoperatoria". Lo afferma il professor Michelino De Laurentiis, direttore dell' Oncologia senologica all' Ospedale Pascale di Napoli. "Se noi facciamo un trattamento preoperatorio e ci rendiamo conto che il tumore non è totalmente sparito, ovviamente ci troviamo di fronte a una paziente che, avendo una malattia più resistente al trattamento effettuato, ha un rischio elevato di recidiva. Ma abbiamo anche la possibilità, sulla base di uno studio recentemente presentato, mi riferisco allo studio Khaterine, di cambiare il trattamento nella fase postoperatoria, recuperando ampiamente queste pazienti e portandole a un rischio decisamente basso e accettabile", assicura.

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"La percentuale delle pazienti in cui non viene raggiunta una risposta completa - continua il primario - è variabile a seconda delle caratteristiche del tumore. È maggiore per i tumori che non hanno i recettori ormonali ma hanno l' Her2 amplificato. Complessivamente possiamo dire che il 40% dei tumori lascia un residuo all' atto dell' intervento chirurgico pur avendo ricevuto, nella fase preoperatoria, un trattamento neoaudiuvante". "Lo studio Katherine - aggiunge De Laurentiis - ci indica con chiarezza che per i tumori Her2 positivi individuati in quei casi che sono resistenti al trattamento pre-operatorio, possiamo intervenire cambiando la terapia post-operatoria e, in definitiva, indirizzarla verso questo nuovo farmaco che è il trastuzumab emtansine, che riduce della metà rispetto a trastuzumab il rischio di recidiva nelle pazienti con carcinoma mammario Her2+", conclude il primario.

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