Come una tempesta tropicale dalla fine del 2006 alla primavera del 2007 numerosi articoli scientifici al vetriolo si sono abbattuti sugli stent medicati.
In particolare la presentazione al congresso europeo di cardiologia di una meta analisi da parte del Dr. Camenzind di Ginevra e la successiva pubblicazione dei registri danesi SCAAR e dello studio BASKET avevano puntato il dito verso una aumentata mortalità nei pazienti trattati con questi nuovi presidi. L'efficacia dello stent medicato nel ridurre la restenosi non era messa in discussione ma da questi studi non appariva nessun vantaggio clinico ma anzi un rischio aumentato di trombosi sub acuta. La comunità cardiologica mondiale ha recepito le informazioni provenienti da queste meta analisi e da questi registri monocentrici con una reazione a catena di puro panico. Le grandi attese riposte negli stent medicati si sono trasformate in grande delusione con un crollo delle vendite e degli impianti di questo nuovo presidio (tra l'altro molto costoso). Soprattutto nei paesi come Stati uniti, Irlanda e Gran Bretagna dove la penetrazione di questo device aveva raggiunto punte del 90% si sono registrati dei cali impressionanti per raggiungere minimi del 40%. Alcuni enti nazionali per la salute, come il britannico NICE, avevano formalmente sconsigliato l'uso di questi sistemi in pazienti con rischio relativo basso di avere “restenosi” (la formazione di neo intima all'interno della protesi e conseguente nuova stenosi).
A quasi due anni dall'inizio di questa tempesta ampiamente “mediatizzata” da riviste e report televisivi generalisti la situazione è molto diversa. Sono stati pubblicati nell'ultimo anno alcuni studi su ampie casistiche che hanno in alcuni casi ribaltato le conclusioni degli studi iniziali in altri chiarito meglio il funzionamento di questi sistemi. La sensazione è che le conclusioni dei primi studi erano certamente frettolose e non del tutto affidabili. Gli stent medicati sono dei sistemi del tutto innovativi che hanno una potente attività biologica e che richiedono una precisa attenzione al trattamento farmacologico antiaggregante.
• Abstract n°1
• Abstract n°2
• Abstract n°3
Società scientifiche ed esperti concordano sulla necessità di agire sull’organizzazione e il monitoraggio – anche attraverso i LEA - e sulla comunicazione per un paziente più consapevole
Per colmare questo vuoto, è stato realizzato il Manifesto: “Rischio cardiovascolare residuo: analisi del contesto e delle opzioni terapeutiche, tra innovative strategie di prevenzione e sostenibilità di sistema”
Abbott annuncia la disponibilità in Italia di AVEIR™ DR, il primo sistema di pacemaker bicamerale senza fili al mondo per trattare le persone con un ritmo cardiaco anomalo o più lento del normale. Eseguiti già i primi impianti in Italia
Il documento ha affrontato il tema dell’aderenza terapeutica nei suoi diversi aspetti, sia a livello mondiale che italiano
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