Nell'ultimo numero di The Lancet, è stato pubblicato un importante studio epidemiologico internazionale per valutare il trattamento profilattico della trombosi venosa in pazienti ospedalizzati.
La trombosi venosa è una complicanza subdola che colpisce una non trascurabile porzione di pazienti ricoverati sia per ragioni mediche che chirurgiche. Questa patologia può “degenerare” nella complicanza più grave che è l'embolia polmonare. Vista la frequenza e la gravità della patologia, da anni viene instaurata una terapia farmacologica preventiva in tutti i reparti ospedalieri. Tuttavia l'articolo in questione ci svela che spesso il rischio trombo-embolico viene sottostimato e solo una porzione dei pazienti a rischio, circa il 50% , riceve effettivamente la terapia preventiva adeguata. Lo studio è interessante perchè evidenzia che questo problema è presente in tutto il mondo, senza differenze sostanziali tra i diversi paesi. Lo studio ha incluso circa 68.000 pazienti in 32 nazioni ed ha coinvolto circa 358 ospedali di diversi livelli.
Società scientifiche ed esperti concordano sulla necessità di agire sull’organizzazione e il monitoraggio – anche attraverso i LEA - e sulla comunicazione per un paziente più consapevole
Per colmare questo vuoto, è stato realizzato il Manifesto: “Rischio cardiovascolare residuo: analisi del contesto e delle opzioni terapeutiche, tra innovative strategie di prevenzione e sostenibilità di sistema”
Abbott annuncia la disponibilità in Italia di AVEIR™ DR, il primo sistema di pacemaker bicamerale senza fili al mondo per trattare le persone con un ritmo cardiaco anomalo o più lento del normale. Eseguiti già i primi impianti in Italia
Il documento ha affrontato il tema dell’aderenza terapeutica nei suoi diversi aspetti, sia a livello mondiale che italiano
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