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Batteri intestinali per una migliore quantità e qualità del sonno

Gastroenterologia Redazione DottNet | 06/12/2019 16:08

La composizione del microbiota sembra influenzarlo

Problemi di insonnia e disturbi del sonno potrebbero dipendere anche dal microbiota intestinale, ovvero il microcosmo batterico che abita l'intestino e che si va rivelando sempre più cruciale per la nostra salute: infatti uno studio pubblicato sulla rivista Plos One dimostra che un certo assortimento di batteri intestinali si associa a migliore quantità e qualità del sonno. Un giorno modifiche del microbiota dall'esterno con dieta e probiotici ad hoc potrebbero divenire parte di terapie contro i disturbi del sonno.

I ricercatori della Nova Southeastern University, guidati da Robert Smith, hanno analizzato i cicli di sonno e veglia e il microbiota intestinale di 40 uomini. Alcuni batteri come i 'Bacteroidetes' e i 'Firmicutes' sono risultati correlati a un sonno migliore, mentre altri, tra cui 'Lachnospiraceae' e 'Corynebacterium', a una ridotta qualità del sonno. Gli individui con un'abbondanza di 'Coprococcus' nell'intestino tendevano a svegliarsi più spesso durante la notte, mentre quelli con 'Erysipelotricheaceae' e 'Holdemania' avevano meno risvegli notturni.

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Gli esperti hanno anche cominciato a fare luce sui possibili meccanismi con cui la composizione del microbiota intestinale potrebbe influenzare qualità e quantità di sonno totale: hanno visto che la composizione del microbiota intestinale è in qualche modo associata alla produzione di molecole che regolano il sonno, come l'interleuchina 'IL-6'. Nel loro campione hanno infatti visto che le specie di microrganismi che si associavano a un sonno migliore, si associavano anche a maggiore concentrazione nel sangue di questa interleuchina. Resta da capire se vi sia un legame diretto di causa ed effetto tra microbiota e regolazione del sonno: potrebbe essere anche che i disturbi del sonno influenzino a loro volta il microbiota intestinale in un circolo vizioso. Il prossimo passo, concludono gli esperti, sarà verificare questi risultati anche su un campione di donne. 

fonte: Plos One

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