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Controllo cardiologico entro un mese dall'infarto migliora l'aderenza alla terapia

Cardiologia Redazione DottNet | 04/08/2008 13:13

Lo sviluppo di linee guida sul trattamento e le procedure appropriate nella cura dell'infarto acuto ha migliorato in maniera significativa la mortalità dei pazienti.

La standardizzazione di alcuni protocolli e la corretta applicazione degli stessi anche nella pratica clinica corrente si scontra spesso con la aderenza alla terapia prescritta alla dimissione. La grande messe di dati clinici sul trattamento farmacologico efficace con beta bloccanti, aspirina, statine ed ace inibitori sarebbe del tutto inutile se non venisse controllato che i pazienti facciano la corretta terapia a distanza dalla dimissione dal reparto di cardiologia. In questo articolo viene valutato il rapporto tra visita cardiologica precoce (< 1 mese) dall'infarto e l'aderenza al trattamento farmacologico con beta bloccanti, aspirina, statine ed ace-inibitori a 6 mesi dall'evento.

Si è osservato che la visita precoce permette di ottenere un più alto tasso di pazienti trattati con betabloccante ed aspirina a distanza. I costi della salute negli Stati Uniti ed in altri stati che non hanno una copertura sanitaria generalista come in Italia e Francia sono molto elevati. Il corretto timing anche delle visite di controllo dopo IMA è oggetto di valutazione da parte delle compagnie assicuratrici e dei mega ospedali.

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D'altra parte l'aderenza al trattamento farmacologico complesso di un paziente cardiopatico è fondamentale per ottenere quei vantaggi di mortalità che si ritrovano negli studi clinici controllati. Lo studio presentato dunque non fornisce delle conclusioni banali ma sicuramente conferma la prescrizione delle linee guida sul controllo cardiologico precoce entro 1 mese dalla dimissione. In Italia, dove è capillare la copertura sanitaria grazie alla attività dei Medici di Medicina Generale (MMG), il problema sembrerebbe di minore importanza ma ritengo invece molto pertinente. Il cardiologo deve spiegare al paziente l'utilità dei trattamenti e controllare a breve distanza l' appropriatezza delle prescrizioni per i pazienti nel post infarto ma sono poi i MMG che “vegliano” sull'effettiva aderenza al protocollo terapeutico. Una maggiore collaborazione tra specialista e MMG del singolo paziente sarebbe auspicabile magari con riunioni collegiali periodiche o scambio di dati clinici per corrispondenza.

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