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Gli infarti in Italia stanno diminuendo. Già evidenti gli effetti benefici del bando del fumo dai luoghi pubblici

Cardiologia Redazione DottNet | 04/08/2008 13:20

Certamente non si tratta di un caso dal 2005, anno di entrata in vigore del divieto di fumare nei luoghi pubblici, il numero di nuovi casi di infarto miocardico si sono ridotti. Il lavoro pubblicato da un gruppo di ricercatori romani guidato dal Dr. Cesaroni ha analizzato la casistica di infarti nella città di Roma tra gli anni tra 2000 e 2004 e dal 2005 in poi nei cittadini romani tra 35 e 84 anni.

Sono stati presi in considerazione anche altre variabili confondenti come l'inquinamento da traffico automobilistico, le epidemie di influenza e la temperatura e sono stati computati i tassi di sindrome coronarica per gruppi di età diversa. Si è osservata una riduzione del rischio relativo di infarto del 11,2% nel gruppo di pazienti tra i 35 ed i 64 anni, del 6,9% nei pazienti tra il 65 e 74 anni, mentre invece non si è osservata differenza di mortalità nel gruppo di pazienti più anziani.

Questo lavoro, semplice, elegante e diretto è stato pubblicato questa settimana nella prestigiosa rivista Circulation ed ha delle implicazioni sociali notevoli. Infatti si tratta della ulteriore conferma che la lotta contro il fumo passivo porta a grossi risultati in termine di prevenzione cardiovascolare. L'Italia è uno dei pochi paesi ad aver adottato un bando così restrittivo e solo quest'anno la Francia ha adottato misure simili a quelle nostre.

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I risultati pubblicati non sono sorprendenti solo nella qualità. Infatti un certo beneficio dalla misura restrittiva era attesa, ma certamente è sorprendente sia la rapidità con la quale si sono già evidenziati la riduzione del numero di infarti ma anche l'entità di queste riduzioni. Il fumo passivo colpisce però ancora molti colleghi e familiari di fumatori incalliti che nella “sicurezza” di piccoli uffici o delle mura domestiche continuano imperterriti a fumare. Dati questi risultati non ci resta che sperare che il bando regga o sia anche esteso e che le normative antifumo siano fatte rispettare effettivamente in tutti i luoghi pubblici inclusi gli ospedali (il 45% dei medici ospedalieri è fumatore).

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