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Pediatria: allergico al latte 2,5% bimbi, da Milano linee guida mondiali

Pediatria Redazione DottNet | 27/05/2009 15:04

Erano il male dei Paesi sviluppati, un fenomeno legato a doppio filo al reddito pro-capite: più una nazione è ricca, più i suoi piccoli sono allergici. Ma oggi sta diventando una patologia 'globalizzata'. Le allergie non sono più prerogativa dell'Occidente. Soprattutto quella al latte oggi colpisce fino al 2,5% dei bambini, non solo in Europa.
 

Alle statistiche dei Paesi industrializzati si allineano anche l'Estremo Oriente (Cina in testa), l'Africa e tutta l'area del Maghreb, il Medio Oriente e il Sud America. Un fenomeno che sta allarmando i pediatri di tutto il mondo e, soprattutto, la World allergy organization che ha deciso di riunirsi per affrontare il problema. Obiettivo: fissare linee guida mondiali per un trattamento dell'allergia al latte che raggiunga lo stesso livello di efficacia in tutto il mondo. Il documento è per ora soltanto una bozza. La versione definitiva sarà varata ufficialmente nel febbraio 2010 a Milano, in occasione del Meeting internazionale di allergologia pediatrica. A dare le prime anticipazioni, durante un incontro nel capoluogo lombardo, un team di esperti guidato da Giorgio Walter Canonica, presidente della World allergy organization e Alessandro Fiocchi, direttore dell'Unità operativa di pediatria nella clinica Macedonio Melloni di Milano, che ha coordinato la stesura del documento.

Oggi la salute dei neonati non è adeguatamente tutelata, riflettono i due specialisti. Nel mondo, osserva Canonica, "l'iter diagnostico e i trattamenti terapeutici sono diversi e spesso insufficienti o errati". Il problema è che sul trattamento di questa allergia regna ancora la confusione, aggiunge Fiocchi: "In Italia sono pochi i centri che seguono l'iter diagnostico completo e l'esecuzione dei test non rispetta uno standard univoco. Per contro negli Stati Uniti ci sono bambini che vengono trattati per anni senza però aver mai ricevuto una diagnosi precisa". Si stima che un 5-7% di bimbi venga nutrito con latte speciale."Un dato - commenta Fiocchi - che, confrontato con l'incidenza dell'allergia, appare esagerato.

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Notevoli differenze, prosegue, ci sono anche per quanto riguarda l'impiego dei sostituti del latte vaccino. "Negli Usa utilizziamo il latte di soia - chiarisce Sami L. Bahna, presidente eletto dell'American College of Allergy, Asthma & Immunology - in Europa invece si usano di più gli idrolisati di latte, in Italia l'idrolisato di riso e in Arabia il latte di cammella". Differenze da non sottovalutare: "Se il bambino allergico al latte non ha un'alternativa valida e sicura, può andare incontro a gravi carenze nutrizionali", avverte l'esperto. Inoltre, è stato provato, che una dieta ricca di calcio riduce il rischio di tumore. L'allergia al latte, spiega Carlos E. Baena-Cagnani, allergologo dell'Università Cattolica di Córdoba (Argentina), "è particolarmente pericolosa in Paesi dove l'accesso ai suoi sostituti è meno facile, come l'America Latina e può ancora capitare di vedere casi di 'diarrea intrattabile' in cui la malattia non viene identificata per anni". Oggi, conclude Fiocchi, "sappiamo che la maggior parte dei bambini guarisce dall'allergia al latte, ma chi ci riesce prima ha un minor rischio di sviluppare asma. Questo è un aspetto di cui nelle linee guida si tiene conto. Per esempio sottolineando che l'allergia alle proteine del latte non deve essere sospettata solo davanti a reazioni gravi, ma anche quando un bambino ha diarrea frequente, eczema, scarsa crescita, asma persistente".

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