Canali Minisiti ECM

Introdurre glutine dai quattro mesi riduce il rischio di celiachia

Nutrizione Redazione DottNet | 07/10/2020 14:30

Il confronto rispetto all'introduzione dopo i sei mesi: studio pubblicato su Jama Pediatrics

Introdurre nell'alimentazione del neonato del glutine già all'età di 4 mesi riduce il rischio di diventare celiaci all'età di 3 anni. A indicarlo sono i risultati di uno studio pubblicato su Jama Pediatrics.  La celiachia è una malattia infiammatoria permanente dell'intestino dal consumo di alimenti contenenti glutine, in soggetti geneticamente predisposti e le attuali linee guida affermano che l'età dell'introduzione del glutine non influisce sul rischio di svilupparla. Un precedente studio aveva però mostrato che introdurre le arachidi nell'alimentazione sin da piccoli riduce il rischio di allergia a questo alimento. A partire da questa osservazione, un team di ricercatori del King's College London e della University of London ha reclutato un totale di 1303 bambini in Inghilterra e Galles e li ha seguiti dal 2009 al 2012.

I neonati sono stati divisi in due gruppi, uno avrebbe consumato glutine (in media 2,6 grammi a settimana), oltre al latte materno, già a partire dall'età di 4 mesi e il resto avrebbero fatto parte del gruppo di controllo, a cui il grano è stato introdotto secondo tempistiche standard, ovvero a partire dai 7 mesi. All'età di 3 anni tutti i bambini con campioni di siero disponibili, 1004, sono stati testati per gli anticorpi antitransglutaminasi di tipo 2. Sette dei 516 bambini del gruppo di controllo (1,4%) hanno avuto una diagnosi di celiachia confermata rispetto a nessuno dei 488 bambini che facevano parte del gruppo di 'introduzione precoce'. Questi risultati, concludono gli autori, "suggeriscono che il consumo precoce di alte dosi di glutine dovrebbe essere considerato come una strategia per prevenire la celiachia negli studi futuri".

fonte: Jama Pediatrics

Commenti

I Correlati

Occorre rafforzare il modello assistenziale della Pediatria di Famiglia. Le proposte della FIMP in occasione del 51° Congresso Nazionale Sindacale di Roma

Il “modello siciliano” può essere facilmente replicabile su scala nazionale basandosi su di una sana alimentazione e di una corretta attività fisica all’insegna dei “valori” della Dieta Mediterranea

Partendo dall’analisi di oltre 3.800 studi clinici, sono state redatte 81 raccomandazioni che spaziano dall’ambito cardiovascolare all’oncologia, dalle malattie metaboliche ai disturbi neurodegenerativi

Miraglia del Giudice: “La scienza ci fornisce prove inequivocabili: è tempo di agire per proteggere la salute delle future generazioni. Le istituzioni accolgano il nostro appello”

Ti potrebbero interessare

La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight

I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D

Lo rivela uno studio effettuato su 1771 studenti di 48 scuole elementari pubbliche di Madrid

La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno

Ultime News

Più letti