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Nuovi contratti ospedalieri e medici in pensione: occhio ai conguagli

Professione Redazione DottNet | 08/09/2021 19:30

I trattamenti pensionistici già in godimento possono ancora venire influenzati dalle code dell’ultimo contratto di lavoro ad applicazione scaglionata

Anche se non c’è più, come una volta, un collegamento automatico (la cosiddetta clausola d’oro) fra lo stipendio del medico ospedaliero in servizio e la pensione del suo collega più anziano, i trattamenti pensionistici già in godimento possono ancora venire influenzati dalle code dell’ultimo contratto di lavoro ad applicazione scaglionata, oppure addirittura da nuovi contratti, che quando il medico va in pensione dovrebbero essere già operativi e che invece l’amministrazione di riferimento tarda a recepire.

In una realtà iper burocratica come quella italiana, questi fenomeni erano già frequenti fino al 2019, ma nel 2020/2021 si sono moltiplicati, perché molti impiegati in smart working o addirittura in assenza giustificata, si sono limitati all’ordinaria amministrazione, senza andare a riaprire situazioni in qualche modo già consolidate.

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"Abbiamo osservato un ritardo sia nell'applicazione dei contratti di lavoro che nell'invio all'Inps dei nuovi valori stipendiali da parte di Asl e ospedali pubblici, e abbiamo sollecitato le amministrazioni», afferma su questo punto Giorgio Cavallero, segretario generale della Cosmed, confederazione sindacale dei medici dirigenti cui aderiscono Anaao-Assomed, Aaroi-Emac, Fvm Fedirets, Anmi Assomed-Sivemp Fpm, e Andprosan.

«I ritardi, anche per la concomitanza con la pandemia, vanno attribuiti all'applicazione del nuovo contratto ospedalieri della dirigenza dell'area sanità 2016-18 firmato da sindacati ed Aran il 19 dicembre 2019. La stipula del contratto dà diritto al ricalcolo dell'assegno pensionistico e della liquidazione per chi è andato in pensione dal 1.1.2016 fino alla data di sottoscrizione (19.12.2019) e talora nei primi mesi del 2020". 

"Mentre nel privato di norma gli aggiornamenti contrattuali non mettono a rischio la puntualità e la precisione dei calcoli Inps, nel pubblico, con le contrattazioni differite, può accadere che il medico vada in pensione prima che gli aumenti cui avrebbe diritto possano essere contabilizzati. Né le aziende ovviamente possono erogare aumenti in busta paga prima che il contratto sia in vigore. Pertanto, può accadere che le voci stipendiali, base di calcolo per pensioni e liquidazioni, non siano aggiornate tempestivamente."

Ma come si può risolvere questo problema? Innanzitutto il medico ospedaliero andato in pensione fra il 2016 ed il 2020 deve rivolgere una richiesta di adeguamento del proprio stipendio all’ufficio del personale della propria Azienda. Una volta percepite le proprie differenze stipendiali, su cui l’Azienda calcolerà gli ulteriori contributi che verserà direttamente all’Inps, si passerà alla revisione della pensione. A distanza di circa sei mesi dalla percezione dei conguagli, è quindi opportuno presentare domanda di ricalcolo all’Inps.

A seconda della maggiore o minore efficienza della sede Inps di riferimento, i tempi potranno essere più o meno lunghi, ma alla fine il trattamento pensionistico potrebbe aumentare fino al 4% (con corresponsione anche degli arretrati dalla data di decorrenza), ed il conguaglio potrebbe riguardare anche il trattamento di fine rapporto. La questione può diventare un po’ più complessa se la pensione deriva da un cumulo gratuito di contributi fra più enti previdenziali, perché il perfezionamento del ricalcolo passa per il placet di più strutture.

Molto consigliato rimane comunque, durante la vita lavorativa, il controllo periodico dell’estratto conto contributivo, disponibile nella propria Area Riservata sul sito dell’Inps, insieme alla proiezione pensionistica. Anche se si tratta di simulazioni che non hanno valore certificativo, sono sempre utili per verificare se c’è qualcosa che non va e attivare le opportune segnalazioni, entro il termine di prescrizione dei contributi, che si compie in cinque anni.

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