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Specializzandi italiani: sfruttati con un super lavoro, utilizzati come tappabuchi e con scarsa formazione

Professione Redazione DottNet | 30/05/2024 19:27

Sondaggio Anaao: in servizio prestano fino a 50 ore a settimana, si sentono "tappabuchi" e il 97% chiede una riforma del sistema formativo

L'ultima protesta risale allo scorso settembre, quando gli specializzandi scesero in piazza perché sfruttati, sottopagati e con una formazione carente. Un quadro che appare tuttora invariato, secondo il sondaggio Anaao Assomed, presentato agli Stati Generali della Formazione Specialistica: in servizio prestano fino a 50 ore a settimana, si sentono "tappabuchi" e il 97% chiede una riforma del sistema formativo. Il nuovo sondaggio è stato condotto nel mese di aprile scorso. Il 50% degli specializzandi denuncia di subire orari di lavoro non rispettati, con frequenti superamenti delle 38 ore settimanali previste dal contratto.

I turni notturni sono la norma per il 60% degli intervistati, spesso senza adeguati periodi di riposo. Nonostante il lavoro extra, solo il 26% degli specializzandi dichiara di lavorare 38 ore settimanali, mentre per circa il 30% la settimana lavorativa supera le 50 ore. Ma quello che preoccupa ancora di più è lo stato della formazione.     Soltanto il 10% degli specializzandi afferma di svolgere tutte le attività previste dal programma formativo. La qualità della formazione è spesso inadeguata, con il 20% degli intervistati che dichiara di non seguire un programma formativo definito.
Gli specializzandi pagano poi tasse universitarie annuali tra i 1.500 e i 2.500 euro, cifre che superano addirittura i 3.000 euro in un caso su 10. Nel corso della manifestazione romana i giovani medici chiesero di aprire una fase riformatrice che archivi l'attuale inquadramento del medico specializzando, fermo al 1999 e lontano anni luce da tutti i suoi colleghi europei,  di inquadrare il medico specializzando come un professionista che si forma anche e soprattutto nei cosiddetti Learning Hospital (Ospedali d'insegnamento non universitari e non solo ammassati in pochi reparti universitari con rapporto giovani medici posti letto 10:1), con la certificazione delle loro competenze come avviene per i dirigenti medici e non attraverso un esame di passaggio annuo che molte volte viene utilizzato come "Spada di Damocle". E ancora di pubblicare in relazione all'attuale concorso di specializzazione, i questionari anonimi di valutazione suddivisi per singola specialità. Ma evidentemente non è cambiato molto.

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